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Obama pronto a ridursi lo stipendio

Barack Obama

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«Inaccettabile». Il messaggio che lancia Barack Obama al Congresso è senza replica. Un default degli Stati Uniti non può essere preso in considerazione. Il presidente ha chiesto incontri quotidiani con i parlamentari per raggiungere un accordo. «Continuo a premere sui leader del Congresso per un'intesa il più larga possibile», ha detto Obama nel corso di una conferenza stampa alla Casa Bianca, escludendo un accordo a breve termine e invitando a utilizzare ogni giorno a disposizione per evitare una crisi disastrosa per il debito americano. «Non vedo altra strada per un accordo se loro non cambieranno idea. Intendo dire che se la proposta di base è "fate come voglio io o niente" allora probabilmente non otterremo nulla, perché ci sarà un governo diviso», ha proseguito il presidente. A Washington sono tutti d'accordo nel voler ridurre la voragine del debito pubblico, ma mentre i Repubblicani si oppongono alle proposte dei Democratici di aumentare le tasse dei più ricchi, il partito di Obama difende i programmi di sicurezza sociale, come l'assistenza sanitaria per gli anziani e i disabili. «Per ottenere qualcosa sono pronto a qualche sacrificio dalla mia parte - ha detto ancora il presidente -. Mi aspetto che anche gli altri facciano altrettanto. Mi sono offerto di lavorare con i Repubblicani per arrivare a una formula che non richieda loro di votare per un incremento delle tasse». I colloqui promossi da Obama fanno parte dello sforzo finale per ottenere un accordo che aumenti il limite del debito fissato dal Congresso, pari attualmente a oltre 14 mila miliardi di dollari, a fronte di un deficit di budget che quest'anno dovrebbe raggiungere i 1.600 miliardi di dollari. A disposizione ci sono solo tre settimane di tempo. «Dobbiamo farlo entro il 2 di agosto», ha detto Obama, citando la data oltre la quale il governo degli Stati Uniti sarebbe costretto al default. Prendendo in prestito uno slogan di moda in questi giorni in Italia, Obama insiste «Se non ora, quando?». Si dice pronto a ogni tipo di sacrifici per salvare il welfare. «Cercheremo di evitare gli sprechi - sottolinea Barack Obama - Dovremo abbassare gli stipendi a quelli come me, che sono stati fortunati nella vita». Il Gop da parte sua non vuole toccare i ricchi. Eppure, continua il presidente, se «ciascuno cerca di ottenere il 100 per cento» di quello che vuole non riusciremo mai a trovare un'intesa. «Serve una soluzione stabile contro il default». Si deve trovare un accordo. A ogni costo. Il presidente si appella ai leader: «Portatemi le vostre idee, portatemi qualcosa di concreto. Di sicuro - continua - non accetterò rinvii, non metterò la firma su accordi che possano innalzare il tetto del debito per 30, 60, 90 giorni». Obama non vuole l'«accordino» che di fatto rinvia il problema. È il segretario del Tesoro a dare i numeri della situazione e la necessità di chiudere l'accordo entro una settimana per consentire agli uffici del bilancio di fare i conti. «Devo staccare 80 milioni di assegni al mese per gli americani: compresi quei 55 milioni che vivono della Social Security (la pensione di stato). - spiega Tim Geithner - Dobbiamo essere in grado di completare i pagamenti. Oppure saremo fuori di altri 500 miliardi di debiti subito in agosto. E già nella prima settimana ne avremo accumulati 87 miliardi». I repubblicani, però, sembrano non sentire. L'accordo sull'innalzamento del debito pubblico Usa, secondo John Boehner, presidente della Camera, è «ancora lontano». «La sostanza è che ci sono due cose» che dividono democratici e repubblicani, ha detto Boehner in una conferenza stampa, «il presidente insiste sull'innalzamento delle tasse e non è serio sulla riforma fondamentale della spesa per sanità e previdenza sociale. Per ballare il tango bisogna essere in due, e ancora non ci siamo», ha detto Boehner. In altre parole «la Camera non può votare una legge che alza le tasse a chi crea lavoro», una posizione direttamente contrapposta a quella del presidente. In mattinata Barack Obama aveva detto che ci dev'essere una concessione repubblicana all'aumento del gettito fiscale in cambio di concessioni democratiche sui tagli alla spesa pubblica. «È una divisione ideologica, non politica», ha detto Boehner, aggiungendo tuttavia che «non possiamo permettere che la nazione dichiari default sul debito». Obama, però, non cede e già ieri sera si è seduto nuovamente al tavolo delle trattative con i rappresentanti del Congresso.

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