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Verdini attacca: "Stiamo attento al partito degli onesti"

Denis Verdini, coordinatore del Pdl

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Già lo chiamano «Denis il kamikaze». Certo, ci vuole coraggio. Ci vuole fegato a venire qui a Mirabello, alla festa del Pdl organizzata dagli ex An, a contestare le verità fin qui affermate nei tre giorni di dibattiti. Venire a contrastare tutte le richieste avanzate dalla base e riaffermate dai big. Verdini l'ha fatto. E mentre raggiunge l'auto che lo porterà via fa spallucce: «Ho sempre detto quello che penso e non capisco perché oggi non dovevo farlo». Se ne va Verdini con il suo completo chiaro e la camicia azzurra dopo aver lasciato la sala di sasso. Che il suo intervento non avrebbe cercato l'applauso facile lo si è capito subito quando dal pulpito avverte: «Attenzione a farci prendere dal partito degli onesti». Oddio, che vuol dire? Spiega il coordinatore del Pdl: «La riforma della giustizia va fatta, perché non è più possibile che si utilizzi una rete a strascico e si fanno le intercettazioni a destra e a manca, si presenti il conto con l'accusa che è in una posizione superiore alla difesa». E insiste: «Non credo che fra gli accusatori ci siano solo angeli, ma c'è anche una parte che fa azione politica. Per questo bisogna riformare la giustizia e chi sbaglia certo deve pagare, ma chi non ha sbagliato non può essere messo alla berlina: è un meccanismo distorto». Pensa al caso Tremonti: «In questo Paese prima si sputtana la gente e poi magari la si assolve. È una gravissima anomalia esporre il Paese alla speculazione internazionale». Pensa al caso del giorno, la sentenza sul lodo Mondadori, e sbotta: «Mi domando se un risarcimento danni può valere più dell'azienda nel suo complesso. Se non è persecuzione questa...». Difende il ministro Romano per il quale la procura aveva chiesto l'archiviazione e invece il gip ha stabilito l'imputazione coatta: «Si sta un po' esagerando», commenta Verdini. Parla lui mentre nella sala semina sgomento. Si leva un brusìo, si formano capannelli ma Denis va dritto sparato e se ne frega. Prova a tirare le somme il coordinatore del Pdl e bastona la proposta di un codice morale rilanciata in mattinata dal ministro Meloni: «Non voglio sentir parlare di questione etica. Non facciamoci prendere dall'eticismo della sinistra». Proprio la Meloni, seduta al tavolo della presidenza sul lato opposto a quello dell'oratore, resta basita, sgrana gli occhi, si guarda attorno, scruta nella sala. Poi partono gli ultimi due affondi. Si dice contrario alla riforma della legge elettorale reintroducendo le preferenze e anche in un nuovo sistema che che vada nella direzione del vecchio Mattarellum: «Non si può fare una legge elettorale con la quale vince chi prende meno voti, come accadde con il governo Prodi. Siamo pronti a discutere di riforma ma non facciamoci prendere per fessi». Infine la battuta che genera maggiori incomprensioni. Verdini non chiude la porta alle primarie ma boccia l'ipotesi di regolamentarle per legge. «Le primarie - sono proprio le parole del coordinatore del Pdl - sono una gran buffonata se fatte come fa la Regione Toscana attraverso una legge. Siamo aperti a tutte le riflessioni e verifiche, l'importante è che il Pdl si radichi sul territorio ed è importante che i dirigenti sul territorio siano eletti dalla base». Una frase che suona come un attacco preciso ad Angelino Alfano che pure si era detto d'accordo alle elezioni interne e anche a Roberto Formigoni che le ha invocate a gran voce. Così in serata Verdini corregge: «Quando dicevo che le primarie erano una buffonata mi riferivo a quelle di Firenze. Io ritengo che le primarie siano uno strumento da studiare per tentare di capire al meglio come possano essere fatte». A Mirabello era stato accolto nel migliore dei modi. Al suo ingresso La Russa aveva fatto suonare «Sì, viaggiare», tutti in piedi a battere le mani. Insomma, gli avevano preparato la platea, l'avevano scaldata nonostante il caldo torrido della bassa ferrarese e l'aria condizionata sparata a palla. Le sue parole poi non sono piaciute. Nel pomeriggio segue una lunga serie di interventi di critica a Verdini. Su tutti quelli di Fabio Rampelli: «Basta con le oligarchie, il Pdl trovi le soluzioni che crede ma restituisca ai cittadini il potere di scelta dei candidati, dai sindaci ai presidenti di provincia e regione, dai parlamentari al premier. La democrazia è il luogo della sovranità popolare e le cooptazioni sono l'esatto opposto».

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