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Pensioni? Tagliate queste

Il Consiglio regionale del lazio

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Loro, quelli che ce l'hanno fatta, portano a casa un assegno che va dai 3 ai 6 mila euro netti al mese, che si aggiunge alla pensione (spesso maturata fuori dalla politica) o, se lavorano ancora, allo stipendio. Ci sono anche quelli che, dopo l'impegno alla Pisana, sono approdati in Parlamento. E dunque hanno raddoppiato: due istituzioni due vitalizi. Ci sono invece quelli che hanno smesso proprio di fare politica ma non dimenticheranno mai la Regione. Il motivo è evidente. Nel Lazio la legge assegnerebbe il vitalizio a 55 anni ma un emendamento approvato tempo fa ha previsto la possibilità di ottenerlo 5 anni prima con una riduzione progressiva dal 25 al 5 per cento fino, appunto, ai 55 anni in cui si ha diritto all'intera somma. Quasi tutti gli ex consiglieri lo chiedono allo scoccare del cinquantesimo anno d'età. Anche gli ex presidenti. Da ultimo Piero Marrazzo. Il giornalista, tornato alla Rai, riceverà dalla Regione Lazio per tutta la vita quasi 3 mila euro netti al mese. Anche se, ovviamente, ha uno stipendio e avrà una ricca pensione maturata negli anni di lavoro giornalistico. Ma lo fanno tutti: lo dice la legge, nessuno ruba niente. Bastano 50 anni e una sola legislatura, cioè cinque anni passati in Consiglio regionale. In questo caso, che riguarda 93 ex della Pisana, si ha diritto a un assegno di 3.150 euro netti al mese. Se invece si è stati eletti per due legislature (come è successo a 69 ex consiglieri) allora il vitalizio sale: 5.150 euro netti al mese. Infine i più fortunati: nel Lazio sono 18. Hanno trascorso 15 anni in Consiglio e hanno diritto a 5.890 euro al mese. Poi ci sono gli assegni di reversibilità, dati ai familiari di ex consiglieri deceduti. Per le casse della Regione è una spesa piuttosto rilevante visto che un eletto alla Pisana ha già uno stipendio base di 8 mila euro al mese. A cui vanno aggiunte eventuali indennità: il capogruppo ha 1.500 euro in più al mese, il presidente di Commissione 1.800, il vice 800. Inoltre ogni consigliere può contare su 4.190 euro al mese per il «rapporto eletto-elettori», cioè per «curare» il consenso nel proprio territorio. Anche se tredici consiglieri su settanta si ritrovano in Aula senza aver preso nemmeno un voto. Sono i candidati che facevano parte del listino collegato alla Polverini: di fatto il premio di maggioranza. Ma nel Lazio, a differenza della manovra del ministro Tremonti che sembra aver rinunciato a mettere a dieta i politici, qualcosa si muove. È stato lo stesso presidente del Consiglio regionale Mario Abbruzzese, a presentare, insieme con Isabella Rauti e Giancarlo Miele (Pdl), una proposta di legge per innalzare l'età da 50 a 60 anni e per ridurre l'assegno. Dal canto suo l'Italia dei Valori ha presentato una norma per abolire i vitalizi ed è intenzionata a proporre un emendamento specifico nell'assestamento di bilancio che sarà discusso dall'Aula nei prossimi giorni. Ma non è tutto. Rifondazione Comunista, che ha preparato una proposta di legge simile, comincerà tra pochi giorni una raccolta di firme per un referendum abrogativo: ci vogliono 50 mila sottoscrizioni. E se dal canto suo la Pisana ha ridotto le spese di rappresentanza, le auto blu e cancellato il contratto di locazione per la costosa sede nel centro storico di Roma, generando in tutto nell'ultimo anno risparmi per 6 milioni, ora tocca al portafoglio dei politici. Ci daranno davvero un taglio?

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