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La guerra di Segrate continua in Borsa

Carlo De Benedetti

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La guerra di Segrate continua, con o senza il codicillo salva Fininvest. Da quando è cominciata, nel lontano dicembre 1988, ha visto oltre 100 udienze documenti per più di 100 faldoni che hanno portato a sentenze stabilite, ribaltate e poi ristabilite. Una guerra combattuta a suon di processi, ma anche di richieste miliardarie che vede protagonisti due dei maggiori imprenditori italiani, Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi. Oggetto del contendere il dominio sul più grande gruppo editoriale italiano, Mondadori. Se non questo sabato comunque entro la fine della prossima settimana, si conoscerà il verdetto dell'appello promosso da Fininvest alla decisione del tribunale di Milano di un maxirisarcimento per il danno patrimoniale prodotto nei confronti di Compagnie industriali riunite (Cir), di cui De Benedetti è attualmente presidente onorario. Nell'ottobre del 2009, in primo grado, Fininvest è stata condannata a pagare circa 750 milioni di euro in favore della Cir come risarcimento danni causato da corruzione giudiziaria nell'iter che si era concluso con il lodo che aveva fra l'altro sancito il controllo della Fininvest su Mondadori. La perizia tecnica disposta dal tribunale in appello, depositata a settembre, ritiene invece che l'indennizzo - tenuto conto di alcune variabili - vada ridotto del 35-41 per cento. Il verdetto è comunque alle porte. La Corte dovrà stabilire se confermare o ritoccare oppure riformare il provvedimento di primo grado deciso dal giudice Raimondo Mesiano. Gli oltre 700 milioni sarebbero un esborso enorme per il quale il gruppo di Cologno Monzese ha già rilasciato a favore di Cir una fideiussione pari a 806 milioni di euro, ma che spera davvero di non dover utilizzare. D'altronde il premier ha già più volte indicato l'intera vicenda come uno dei tasselli posti dai suoi nemici per farlo fuori, questa volta andando a toccare il suo portafogli e le sue aziende. Ed è questo processo civile, molto più dei tanti che ha dovuto affrontare nelle aule penali, a preoccupare seriamente lui e i suoi figli. «Una rapina a mano armata», secondo il Cavaliere. «Una mazzata», nelle parole del figlio Pier Silvio, vicepresidente esecutivo di Mediaset e consigliere Fininvest. «Un verdetto incredibile e sconcertante» in quelle della figlia e presidente Marina. «Ne parliamo tutti i giorni», aveva ammesso lo stesso Cavaliere a giugno 2011, dopo una riunione con la famiglia a Roma. Non poteva dunque passare inosservato il cavillo inserito a pagina 111 della manovra finanziaria che avrebbe stabilito l'obbligo per l'autorità giudiziaria di sospendere l'esecuzione delle condanne da 10 milioni in su in primo grado e da 20 milioni in avanti in appello. La parte interessata al blocco avrebbe dovuto presentare soltanto una «idonea cauzione». E chi avrebbe beneficiato della novità, una volta in vigore? Di certo Fininvest, che a fine giugno nel presentare i conti aveva annunciato di non aver fatto accantonamenti in bilancio destinati al Lodo Mondadori. E che se condannata, avrebbe dovuto solo pagare una cauzione sino al pronunciamento della Cassazione. L'inserimento in manovra del codicillo salva Biscione ha scosso la maggioranza, innervosito la Lega, scatenato l'opposizione ma soprattutto si è abbattuto sul titolo della Cir in Borsa che ieri ha lasciato sul terreno lo 0,91 a quota 1,73 euro limitando le perdite solo sul finale. Le azioni del gruppo di De Benedetti hanno infatti inaugurato la seduta in rosso di oltre 4 punti percentuali e subito sono arrivati i commenti degli analisti per il possibile effetto sui conti: «La notizia è sicuramente negativa per Cir per la quale valutiamo a 300 milioni il valore del risarcimento atteso dal Lodo Mondadori», hanno sottolineato gli analisti di Intermonte, confermando il giudizio neutral sull'azione. «Riteniamo non abbia un impatto rilevante su Cir, che crediamo comunque avrebbe aspettato l'esito in Cassazione prima di utilizzare il cash in caso di sentenza di secondo grado a proprio favore», avevano osservato in mattinata gli esperti di Equita che sul titolo hanno un rating buy e un target price a 2 euro. Mentre per gli analisti di Kepler «l'investment case su Cir basato sul potenziale incasso regge anche nell'eventualità di un ritardo nel pagamento. In generale restiamo positivi e confermiamo la nostra raccomandazione buy e il target price a 2,33 euro, che include un'entrata cash di 460 milioni euro dal Lodo Mondadori». Dopo il dietrofront di Berlusconi le sentenze dei broker si disperdono, resta quella di Piazza Affari. Diversamente da Cir, ieri Mondadori si mantenuta in territorio positivo per poi chiudere con un -0,41% a 2,43 euro, mentre Mediaset ha perso l'1,69% attestandosi a 3,25 euro. Quanto al gruppo Espresso, altro titolo della galassia De Benedetti, la giornata è stata archiviata con un -1,06% a 1,77 euro. La guerra di Segrate continua. In tribunale, in Borsa e nei bilanci.

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