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I senatori Usa rinunciano alla festa

Barack Obama

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Un abisso separa i politici italiani da quelli degli Stati Uniti. Una mezza festa, come la ricorrenza dei patroni di Roma, ha desertificato il Parlamento mandando su tutte le furie il premier Berlusconi. A Washington i senatori rinunciano al giorno più atteso dell'anno, il 4 luglio Festa dell'Indipendenza, per continuare il dibattito sul debito americano. Pressati dall'urgenza di trovare un compromesso sul piano per il risanamento del debito, i senatori americani hanno rinunciato a barbecue in famiglia per lavorare. La situazione economica americana è altrettanto grave come quella italiana, ma il senso di responsabilità è evidentemente superiore. Era stato il presidente Obama a sollecitare i senatori. «Il Congresso che dovrebbe seguire l'esempio di Masha e Malia che fanno i compiti il giorno prima» e non all'ultimo minuto, il presidente aveva strigliato così i congressisti. Senza un accordo le vacanze, aveva avvertito Obama, salteranno: «Io sarò qui e anche il Congresso». Niente ponte lungo del 4 luglio, quindi, per i senatori americani. Un esempio da seguire dai nostri parlamentari che tra festività, settimana corta, elezioni e congressi sono al lavoro sugli scranni di Montecitorio e di Palazzo Madama meno di nove mesi. Un tempo ancora inferiore rispetto agli studenti medi. È stato il leader della maggioranza al Senato, Harry Reid, ad annunciare la decisione di annullare lo stop dei lavori previsto per la prossima settimana, anche per rispondere direttamente al presidente Barack Obama che aveva invitato deputati e senatori a non tornare a casa il 4 luglio per rimanere a Washington a lavorare. Le sue parole sono emblematiche di un certo stile: «Signor presidente, si dice spesso che la libertà viene con la responsabilità, e noi prendiamo questa responsabilità seriamente - ha detto il leader democratico - per questo il Senato si riunirà martedì 5, il giorno dopo la festa del 4, perché abbiamo del lavoro da fare e, quindi, saremo in sessione la prossima settimana». La decisione di Reid, oltre a rovinare i piani dei colleghi, ha l'obiettivo di mandare al Paese l'immagine di un Congresso impegnato a trovare una soluzione che eviti che, ai primi di agosto, il rischio di default per l'America. Mancano infatti poco più di quattro settimane al due agosto, data in cui, secondo le previsioni, il debito federale americani toccherà il tetto dei 14300 miliardi di dollari. Per innalzare questo tetto, ed evitare lo stop dei finanziamenti all'attività federale, è necessario un voto del Congresso e i repubblicani hanno detto che lo daranno solo contestualmente con un drastico piano di risanamento del debito pubblico. Ma i negoziati tra Casa Bianca e maggioranza repubblicana alla Camera finora sono su un binario morto, con Obama che ha dovuto prendere in mano i negoziati, finora condotti da Joe Biden. Negoziati portati avanti anche nel fine settimana giocando a golf. Qunado i problemi sono gravi ogni momento è prezioso. Non ci sono vacanze che tengano. Il punto di maggiore attrito è quello delle nuove tasse che i democratici, come ha sottolineato ancora Obama nella conferenza stampa di mercoledì, ritengono necessarie, soprattutto per i ceti più ricchi, per invertire la tendenza del deficit, mentre il Gop non vuole assolutamente accettare. Divisi nella strategia, ma uniti per il bene del Paese. God bless America.

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