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I lùmbard snobbano i ministeri al Nord

Roberto Maroni

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Territorializzazione dei Ministeri e delle Amministrazioni centrali? È proprio sicura la Lega che sia questo l'impegno che la «base» chiede ai vertici del partito per dimostrare che il Carroccio è tornato a dare risposte al Nord? Macché. In realtà ai leghisti la proposta di legge di iniziativa popolare sulla quale il ministro Roberto Calderioli sta raccogliendo le firme sembra non interessare molto. Almeno questo è quanto si apprende analizzano i dati emersi da un sondaggio condotto da Demopolis per il programma Otto e mezzo di La7 dove si vede che ben il 62 per cento degli elettori leghisti (ne è stato ascoltato un campione rappresentattivo, spiega in una nota l'emittente tv) consideri quell'idea irrilevante rispetto alle esigenze del territorio. Una battuta d'arresto per Calderoli che, galvanizzato dalle lunghe file di leghisti che a Pontida sottoscrivevano i moduli da presentare in Parlamento, ora potrebbe vedere difficile raggiungere quota 50mila firme come chiede la legge. E se da una parte i leghisti bocciano un'iniziativa ritenuta poco importante per il Nord, dall'altra applaudono il partito quando dimostra di portare avanti delle valide proposte. Ed ecco che oltre i tre quarti degli elettori nordisti approvano la richiesta di riduzione della pressione fiscale e di taglio ai costi della politica, incluso il dimezzamento dei parlamentari. Il 63 per cento, poi, concorda con la richiesta di una progressiva diminuzione dei contingenti militari all'estero, ed in Libia in particolare e il 59 per cento approva la variante al patto di stabilità per i Comuni e le pubbliche amministrazioni virtuose che l'altro giorno il Senatùr è riuscito ad inserire nella manovra presentata ieri pomeriggio dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti. E anche il responsabile del ministero di via XX Settembre è stato oggetto di una domanda del sondaggio. La questione chiedeva agli elettori leghisti chi potrebbe essere il futuro candidato a Palazzo Chigi: per il 63% degli intervistati, dovrebbe essere Roberto Maroni. Nulla di nuovo visto che la «base» aveva manifestato l'inclinazione a sostenere il ministro degli Interni già a Pontida, ma quello che stupisce è che Maroni sia riuscito a staccare di quasi 50 punti percentuali Tremonti che si ferma al 15% e di ben 55 il Cav fermo ad un misero 8 per cento. Una percentuale che trova corrispondenza anche in un altro dato ovvero quello del gradimento nell'attività di governo. Infatti non solo per sette elettori del Carroccio su dieci Silvio Berlusconi non dovrebbe ricandidarsi a premier, ma, ben il 58 per cento, ritiene che il Governo non abbia mantenuto le promesse elettorali e solo un terzo crede che sia accaduto solo in parte, quasi esclusivamente in relazione al federalismo fiscale ed alla sicurezza.

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