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Intercettazioni, il Pdl: "Ora fermiamo gli abusi"

Il governo riunito alla Camera

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Giudizi personali, che non hanno niente a che fare con l'inchiesta penale. Ministri che «sparlano» di loro colleghi e che si ritrovano sui giornali benché non siano nemmeno lambiti dall'indagine sulla presunta associazione segreta di Bisignani. Il Pdl corre ai ripari e pensa a una norma che possa fermare gli abusi. «Tutte le intercettazioni che leggiamo oggi sui giornali, oltre a non essere penalmente rilevanti, non sono gratis. Il debito accertato nei confronti delle ditte e degli operatori telefonici è di un miliardo di euro» ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Netto anche il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che conferma l'intenzione della maggioranza di limitare la pubblicazione e l'abuso delle intercettazioni. «Il problema c'è» e su come intervenire «c'è una riflessione». Perché, sottolinea Cicchitto, «è davanti agli occhi di tutti l'esistenza di un autentico scandalo, cioè la pubblicazione di intercettazioni che non hanno nessun rilievo penale. È un gioco al massacro che va interrotto. È una situazione assolutamente insostenibile». La maggioranza potrebbe ricorrere ad un decreto? «Questo ora non lo so dire», taglia corto il capogruppo del Pdl. Ma fare un provvedimento per limitare le intercettazioni o la loro pubblicazione non sarà facile. Innanzitutto perché il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha più volte fatto presente nei mesi scorsi che una legge così importante, che deve contemperare esigenze diverse come il diritto di cronaca e la privacy, deve essere frutto di un ampio, meditato e ricco dibattito parlamentare. Niente decreto legge, insomma. Peraltro un ddl c'è, è stato approvato al Senato con la fiducia a giugno dello scorso anno, poi in Commissione alla Camera è stato modificato accogliendo le richieste di Fli, allora ancora in maggioranza, quindi si è completamente arenato in Aula dopo la discussione generale ormai un anno fa, a luglio. Un disegno di legge che, frutto di troppe mediazioni, non servirebbe più a tanto, dicono dal centrodestra. Per questo vari esponenti del Pdl vorrebbero un nuovo testo. Il capogruppo in commissione Giustizia Enrico Costa dice chiaramente che «è il momento di intervenire senza indugio» perché «viene dolosamente sviata la finalità» delle intercettazioni. Nel merito il vicecapogruppo a Palazzo Madama, Gaetano Quagliariello, suggerisce di ripartire dal testo uscito dal Senato, molto più severo con la stampa. Mentre il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi rispolvera il ddl Mastella approvato alla Camera nella scorsa legislatura anche coi voti di parte del centrodestra. Ma non ci sono molte possibilità di approvare un testo in pochi mesi. Dunque Cicchitto potrebbe chiedere alla capigruppo di giovedì di far ripartire il ddl che si è fermato un anno fa, modificandolo in Aula. Fa muro l'Italia dei Valori. «È inconcepibile che ad ogni inchiesta della magistratura corrisponda la chiamata alle armi del centrodestra sulle intercettazioni - spiega il capogruppo a Montecitorio Massimo Donadi - Qui non si tratta, come qualcuno vuole lasciar credere, di quattro chiacchiere in simpatia tra amici al bar. Quanto sta emergendo dall'inchiesta P4 mostra un pericoloso e deviato sistema di connivenza tra la politica e centri di potere, lobbistici e affaristici, finalizzato a condizionare pesantemente la vita politica ed economica di questo Paese». E se la Federazione nazionale della Stampa italiana spiega che «è privo di senno politico chi in questo momento pensa di nuovo a leggi bavaglio o addirittura a un decreto per mettere il silenziatore alle notizie delle cricche che imperversano e che annebbiano, peggio, inquinano la vita civile del Paese», il presidente del Copasir Massimo D'Alema apre: «Un problema c'è. Leggiamo in questi giorni una valanga di intercettazioni che nulla hanno a che fare con vicende penali ma sono sgradevolmente riferite a vicende personali. Non è una cosa positiva». Per D'Alema, però, «l'assenza di una normativa a chi va imputata se non al governo? Il governo Prodi aveva presentato un disegno di legge molto equilibrato. Il governo Berlusconi lo ha scartato».

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