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Berlusconi al Senato: riforma fiscale subito

L'aula del Senato

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"Il nostro governo deve continuare a lavorare perché gli italiani ci hanno scelto e perché dobbiamo continuare a governare. Lo dico con chiarezza, non esiste alternativa a questo governo". Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha esordito così al Senato durante il dibattito sulla verifica parlamentare. Secondo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, a fine 2010 "è stata scongiurata una manovra di palazzo contro il Governo eletto nel 2008. La maggioranza ha retto con un supporto ad un nuovo gruppo di parlamentari e la maggioranza e il governo - ha aggiunto nel corso delle sue comunicazioni al Senato - hanno continuato ad avere piena legittimità sul piano formale e sostanziale". "La richiesta di dimissioni" avanzata dall'opposizione pertanto "è assolutamente fuori luogo" perché una "crisi al buio" sarebbe una "follia e sciagura" per l'Italia. Il rapporto con la Lega è solido. Berlusconi ha rassicurato i suoi sul rapporto con il Carroccio: è un'alleanza leale e solida, ha detto il premier, e insieme faremo le riforme della Costituzione, del fisco e della giustizia. "Non vogliamo fare da soli chiudendoci nell'autosufficienza della maggioranza - ha detto il presidente del Consiglio - per questo saremo interlocutori attenti a ogni vostro contributo". Berlusconi ha aperto il dialogo a parte dell'opposizione: "Ho sempre auspicato non solo il sostegno ma addirittura l'ingresso nella maggioranza di settori più moderati dell'opposizione e di quelli che si riconoscono nel Ppe". Tre aliquote e cinque imposte. Il presidente del Consiglio, nel suo intervento al Senato in apertura del dibattito sulla verifica parlamentare ha detto che "ridisegneremo l'impianto delle aliquote, ce ne sarano solo tre e più basse". Berlusconi ha anticipato anche la messa a punto di un sistema di detrazioni più snello e coerente. Il premier ha annunciato anche la revisione del patto di stabilità interno, per "premiare i comuni virtuosi" e "punire" quelli che non sono stati virtuosi. "Non voglio rimanere per sempre a palazzo Chigi né fare per sempre il leader del centrodestra", ha detto il premier. "Non dico dopo di me il diluvio", ma "non c'é alternativa "a questa alelanza". Il Governo e la maggioranza hanno "il massimo rispetto per il responso delle urne, nessuno tra noi minimizza o finge che sia successo nulla", ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, relativamente al risultateo delle recente elezioni amministrative e ai referendum. Il premier ha aggiunto che a suo giudizio "la richiesta di dimissioni nei confronti del governo è del tutto fuori luogo, tanto più in un momento di difficoltà economica dell'intera Europa". "Il dibattito nasce dalla sollecitazione del Presidente della Repubblica al quale rivolgo il mio cordiale saluto - ha riconusciuto Silvio Berlusconi -  Con la sua autorevolezza ha invitato il governo a riflettere, è un invito opportuno". Per quanto riguarda la crisi "la conduzione della politica economica ci ha salvato dalla minaccia di default", ha rivendicato Berlusconi. L'alleanza tra "Pdl e Lega e con i responsabili sono l'unico assetto che puo' garantire governabilita' e affidabilita' internazionale". "Una cosa è certa: le tre o quattro opposizioni che ci sono in aula e nel Paese sono profondamente divise e non sono in grado di esprimere un leader né un programma". Dibattito e dichiarazioni politiche ma nessuna mozione di sfiducia. E nessun documento presentato dalle opposizioni su cui votare. La verifica di maggioranza inizia in Senato, e domani si trasferirà alla Camera, con le sole comunicazioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Dopo la riunione del gruppo di Palazzo Madama il Pd ha scelto di non presentare alcun documento, neppure "tematico". Stessa linea anche per l'Udc e l'Idv con cui ci sono stati contatti. Come era apparso chiaro già ieri l'opposozione temeva di ottenere con un voto un effetto boomerang: con i numeri della maggioranza al Senato Berlusconi avrebbe potuto facilmente incassare una fiducia piena. Per l'informativa del premier sono previsti 45 minuti e dopo le sue parole si aprirà il dibattito in aula con l'intervento, a partire dalle 18, di tutti i presidenti dei gruppi parlamentari aperti dall'intervento di Francesco Rutelli dell'Api. Il governo stamattina ha incassato ancora la fiducia alla Camera e, per dirla con il segretario in pectore Pdl, Angelino Alfano, i 317 sì al decreto Sviluppo fanno sì che Silvio Berlusconi "possa andare ancor più robustamente convinto dei numeri della sua maggioranza oggi pomeriggio al Senato e domani alla Camera".

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