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Senza austerity Grecia in bancarotta

A sinistra i premier greco Giorgos Papandreou con il primo ministro del Lussemburgo e presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker

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Ultimatum della Ue alla Grecia: o il Parlamento ellenico approva subito il nuovo programma di austerity - dal risanamento dei conti alle privatizzazioni - oppure dall'Europa e dal Fondo monetario internazionale non arriverà più un euro. Nemmeno la quinta tranche di prestiti prevista dal piano di salvataggio da 110 miliardi varato lo scorso anno. Assegno da 12 miliardi (8,7 dalla Ue e 3,3 dall'Fmi) senza il quale Atene non riuscirà a rimborsare i titoli di Stato in scadenza tra luglio e agosto, andando incontro a bancarotta sicura. L'Eurogruppo - che domenica notte a Lussemburgo, dopo una seduta fiume, ha rinviato la decisione sui prestiti - ha dato quindi ad Atene due settimane di tempo. Il suo presidente, Jean-Claude Juncker, ha convocato l'ennesima riunione straordinaria dei ministri di Eurolandia per domenica 3 luglio: questa è la deadline e in quell'occasione, non oltre, si deciderà se versare o meno i soldi nelle casse dello Stato greco. "Mister Euro" è chiaro: «La sostenibilità del debito pubblico greco può essere garantita solo attuando il programma di austerity. Non ci sono alternative». E a chi gli chiede dell'enorme difficoltà di realizzare in poco tempo privatizzazioni per 50 miliardi di euro, taglia corto: «Le devono fare e basta». Mentre sul rischio di un contagio a Paesi come l'Italia e il Belgio, il presidente dell'Eurogruppo corregge il tiro rispetto a quanto detto nei giorni scorsi: «Credo che l'Italia non sia in pericolo. Ho solo voluto mettere in guardia - ha spiegato - contro azioni imprudenti che possano scatenare reazioni irrazionali da parte dei mercati». Nessun commento dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che si limita a dire: «Ha già parlato Juncker». Per aiutare il governo Papandreou a definire i dettagli del piano «lacrime e sangue» deciso nelle scorse settimane - contro il quale si è scatenata la protesta popolare - una nuova missione della «troika» (Ue, Bce ed Fmi) si recherà in settimana nella capitale greca. Cruciale sarà quindi il voto del Parlamento ellenico il prossimo 28 giugno, preceduto stasera dal voto di fiducia sull'esecutivo, che nei giorni scorsi è stato oggetto di un rimpasto. Il premier Papandreou - che a Bruxelles ha incontrato il presidente della Ue, Herman Van Rompuy, e quello della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso - si è detto fiducioso sul sostegno del Parlamento, dicendosi determinato a portare avanti il programma di risanamento e riforme. Da ciò che accadrà il 3 luglio dipenderà anche il salvataggio-bis della Grecia. Si parla di un nuovo piano per assicurare ad Atene altri 90-120 miliardi di aiuti, quelli necessari per fare fonte ai titoli di Stato in scadenza dal 2012. Stavolta - è l'accordo raggiunto dall'Eurogruppo - saranno coinvolti anche gli investitori privati che, su base volontaria, dovranno rinnovare alla loro scadenza i bond greci presenti nei loro portafogli. Intanto è stato dato il via libera alle modifiche del Trattato Ue per creare - a partire dalla metà del 2013 - il Fondo salva-Stati permanente, che sarà dotato di 500 miliardi di euro. Disco verde anche al rafforzamento dell'attuale Fondo (lo European financial stabilty facility, Efsf), la cui capacità di finanziamento effettiva è stata portata da 250 a 440 miliardi di euro.

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