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Il trasloco dei ministeri ci costa più di 2 miliardi

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Gianni Alemanno e Renata Polverini

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Altro che la riduzione dei costi della politica invocata più volte dalla Lega a Pontida. Altro che il taglio del numero dei parlamentari, delle auto blu e degli sprechi. Il trasferimento dei ministeri al Nord che vorrebbe tanto il Carroccio rischia di diventare un salasso senza precedenti. Difficile fare una stima esatta ma, secondo studi specifici, si va da un minimo di 11 milioni all'anno a oltre 2,5 miliardi. Diverso, infatti, se traslocassero quattro dicasteri, come indicato in un primo momento dal leader della Lega, o se si finisse per aprire semplici uffici di rappresentanza. Nei prossimi giorni saranno sciolti i nodi. Fatto sta che, nella traballante situazione economica del Paese, impegnare nuove risorse per portare alcuni ministeri a Monza ha dell'incredibile. Ironia della sorte, proprio in questi giorni anche la Germania si sta misurando con la questione dicasteri. Ma al contrario del Belpaese. Lo Stato tedesco, infatti, ha deciso di trasferire a Berlino i sei ministeri (in tutto sono quattordici) che sono rimasti a Bonn. Insomma, i tedeschi, che pure stanno trainando la ripresa in Europa, ne sono convinti: due Capitali sono troppe. Non va così in Italia, dove la Lega vorrebbe ricollocare le istituzioni. Secondo uno studio tecnico realizzato dal Sole 24 Ore ci sarebbe un aggravio per il bilancio pubblico di oltre 2,5 miliardi di euro all'anno per far sì che i ministeri del Lavoro, della Semplificazione Normativa, delle Riforme e dell'Economia, prendano la strada del Nord. Alla somma totale si arriva sommando agli 1,8 miliardi necessari per il solo spostamento dei dicasteri (di cui due a Monza) le spese per coloro che devono seguire i Consigli dei ministri e i lavori parlamentari, 15 mila euro a settimana per tre funzionari e un direttore generale, più il costo di un ufficio per far lavorare l'intero gruppo a Roma. Del resto con lo spostamento dei ministeri dovranno essere spostati anche i dipendenti, pure se costerebbe meno assumerli direttamente sul luogo. Ma quest'ultimo caso è espressamente escluso dal ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta: «Nella riforma del federalismo fiscale c'è una clausola, che io ho voluto, che dice che il federalismo fiscale dovrà realizzarsi senza incremento della pressione fiscale da un lato e dei pubblici dipendenti dall'altro: non si dovranno duplicare». Ma il personale costretto a trasferirsi, in base al contratto avrebbe diritto almeno per un anno ad apposite indennità, come il contributo alle spese di alloggio e di rientro. Non solo. A queste spese si dovranno aggiungere ancora quelle per la realizzazione degli edifici o dell'affitto laddove non vi fossero già delle strutture disposte a ospitare gli uffici. Più semplice, e decisamente più economico, traslocare «dicasteri» senza portafoglio. Sempre secondo Il Sole 24 Ore spostare tre ministeri di secondo livello, dipartimenti di Palazzo Chigi che non hanno un organico proprio, costerebbe circa 11 milioni all'anno a cui anche in questo caso si sommerebbero tutte le altre spese. Insomma, comunque la si giri, a conti fatti, il gioco non vale la candela.

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