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Il Cav contro Bini Smaghi: "Lasci la Bce"

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Lorenzo Bini Smaghi, economista

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Un colpo al cerchio e uno alla botte. Sono giornate intense per Silvio Berlusconi. Il Cav dopo la «sberla» referendaria è al lavoro su più fronti. Intanto il nodo Bce, con cugini i francesi che chiedono le dimissioni di Lorenzo Bini Smaghi (membro del Consiglio della Banca) quale condizione necessaria per accettare la candidatura di Mario Draghi alla presidenza. La «ragion di stato» prima di tutto. Il presidente del Consiglio - in un colloquio di soli dieci minuti a Palazzo Chigi - ha chiesto a Bini Smaghi di «compiere spontaneamente e responsabilmente un passo indietro», dando le proprie dimissioni. «Una regola non scritta della Banca centrale europea - spiega una nota di palazzo Chigi - suggerisce l'opportunità di assicurare la presenza nel proprio "board" di un solo rappresentante di ciascuno dei principali Paesi dell'area euro. In nome, quindi, della solidarietà europea, ovvero del principio che ha guidato tutto il percorso professionale del dottor Bini Smaghi, il presidente Berlusconi ha chiesto allo stesso dottor Bini Smaghi un preciso atto di responsabilità nei confronti delle istituzioni europee e del suo Paese». Punto e basta. Bini Smaghi incassa il colpo, ma non arretra. Lascia la sede del governo senza fare dichiarazioni e rimanda a quanto detto in mattinata in un convegno al Vaticano. Lì il banchiere fiorentino aveva espresso a chiare lettere la sua ostilità all'ipotesi di dimissioni, citando il martire dell'indipendenza verso il potere politico Tommaso Moro e ricordando come il mandato per i componenti del board della Bce, che sono indipendenti, sia di 8 anni e il suo scade solo il 31 maggio 2013. Nelle scorse settimane il rischio di una impasse e della creazione di un caso internazionale aveva già fatto emergere le ipotesi di dimissioni di Bini Smaghi in cambio di un posto di prestigio. Fra le ipotesi anche quella di governatore della Banca d'Italia alla quale però ambirebbero l'attuale direttore generale Fabrizio Saccomanni, ben visto dalla struttura interna e attualmente con maggiori chance, e il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli. Il gioco delle poltrone ancora non è chiaro e Bini Smaghi tira la corda. Il Cav, però, ha anche altro a cui pensare. Intanto la tenuta del governo. In un incontro a tre prima (con Giulio Tremonti e Gianni Letta) e a quattro poi (con l'arrivo di Umberto Bossi), il premier ha fatto il punto in vista della kermesse dei lumbard di Pontida e della verifica parlamentare della prossima settimana. Berlusconi è stato chiaro: «Andare avanti uniti», non c'è altra strada. Ha poi rilanciato sulla riforma fiscale facendo osservare a Tremonti che alla fine anche il ministro dell'Economia è arrivato sulle sue posizioni in merito alle tre aliquote. Ferma restando - sarebbe stata la risposta del ministro - la necessità del varo contemporaneo della legge delega in materia con la manovra. Già, la Manovra. Il Cav non ha dubbi: arriverà «nei giorni immediatamente successivi alla verifica del 22 giugno» e dopo il Consiglio Europeo (il 23-24). Potrebbe, quindi, essere nel Cdm di giovedì 30 giugno (ma il ministro dell'Economia è previsto a Parigi all'Ocse), o forse prima, nei primi giorni della settimana (una data possibile è martedì 28). «Abbiamo le idee chiare e non siamo preoccupati dell'impatto che potrà avere sull'opinione pubblica», assicura. Niente "lacrime e sangue", insomma. Non solo Economia, nel Consiglio dei ministri. Anche «preoccupazione» per l'inchiesta sulla cosiddetta P4. Silvio pensa sia la prova che dopo il referendum che ha abrogato definitivamente il legittimo impedimento le procure siano tornate all'assalto e ribadisce a Gianni Letta stima e fiducia. Poi l'emergenza immigrazione: «Il 28 giugno - assicura il presidente alla fine del Cdm - stipulerò il rogito della villa che avevo scelto sull'isola, che è stata sdemanializzata. C'era questo impiccio ed è stato tolto di mezzo dai proprietari. Così sarò un lampedusano anch'io». Pronto un piano di interventi straordinari per rilanciare l'economia ed il turismo dell'isola pelagia per complessivi 26 milioni di euro. Prevista anche - spiega il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo - la sospensione del pagamento di tributi e mutui e la richiesta che l'isola diventi zona franca, come Campione d'Italia. La giornata non è finita. In serata a palazzo Grazioli nuovo vertice per fare il punto sul nuovo ministro della Giustizia, quando Angelino Alfano diventerà formalmente segretario del Pdl. L'incontro, cui partecipano lo stesso Alfano, Niccolò Ghedini e Gianni Letta, si sarebbe concluso però con una fumata nera e la decisione di rinviare qualsiasi decisione dopo la verifica parlamentare della prossima settimana. Intanto i rumors di Palazzo dicono che tra i possibili candidati ci sarebbero anche la deputata Pdl Anna Maria Bernini e l'attuale ministro degli Esteri Franco Frattini. Il toto-Angelino è appena cominciato.

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