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Attenzione là fuori c'è altro

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ai giardini del Quirinale in una foto d'archivio

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Ha consigliato Alfano. Ha visto Scajola. Ha incontrato Angelucci. Ha ascoltato Micciché. Ha accolto Ligresti. Ha ricevuto il consigliere Rai Verro. Promette la riforma del fisco. Non ha letto i giornali. Non ha letto l'Economist. Arrestati 8 mafiosi al giorno. Pensa al successore di Draghi. Resta fino al 2013. Non va al referendum. Dice di non vivacchiare. Le giornate di Silvio Berlusconi sono scandite da titoli d'agenzia, slogan, parole chiave. Sono un mix di attività politica pubblica e incontri privati che mettono in luce la forza dell'uomo e della carica che ricopre: è una vera e propria calamita. Solo che intorno a quel potentissimo magnete da tempo si concentrano richieste, pressioni, appelli, sogni e realtà che rischiano di fargli perdere di vista il mondo reale. Berlusconi è il protagonista di un ciclo politico straordinario e lunghissimo: diciassette anni sono tanti. Nei momenti di difficoltà ha sempre tirato fuori dal cilindro il coniglione risolvi-problemi. Ieri come oggi il Cav è alla ricerca del colpaccio. In cuor suo pensa che le elezioni siano state perse a causa della ganascia fiscale, delle tasse pesanti, del tremontismo dalla borsa stretta.Ha ragione, ma solo in parte. Dietro la caduta c'è altro. Donne e giovani stanno votando a sinistra. E in passato non era così. Al Sud c'è un processo inarrestabile di «leghizzazione» del quadro politico. Al Nord la spinta propulsiva del berlusconismo sembra esaurita. Si va avanti così? Benissimo. Niente primarie? Peggio per tutti. Idee nuove? Aspettiamo Godot. Mancano due anni alla fine della legislatura e nel Pdl si accontentano del detto di Andreotti «meglio tirare a campare che tirare le cuoia». Buona fortuna. Là fuori c'è Altro.

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