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La Lega ritenta: "Ministeri al Nord"

Il ministro leghista Roberto Calderoli

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La Lega non molla: anche il Nord deve avere i suoi ministeri. L'obiettivo è chiaro e ora bisogna mettere in campo ogni mezzo per raggiungere lo scopo. E da ieri la via maestra per i leghisti è la Cassazione. Le avevano pensate tutte prima di usare i modi forti. Avevano tentato di sollevare la questione usando la prima pagina della Padania che il 24 settembre 2010 titolò «Ministeri decentrati, successo britannico». Una pensata che accese il dibattito senza però ottenere alcun risultato concreto. Qualche mese dopo fu il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, a trasformare il «decentramento» in un argomento da biglietti di auguri natalizi con tanto di preghiera a Gesù bambino. L'ennesimo polverone che, oltre a suscitare i malesseri all'interno del centrodestra, non ebbe alcuna evoluzione. Poi esattamente un mese fa, in piena campagna elettorale per le Amministrative, lo stesso Calderoli tornava alla carica: «La Lega vuole il decentramento dei ministeri. Lo porteremo a casa con il consenso di tutti». Poi la débâcle. Il Carroccio usciva sconfitto dalle urne. Non era riuscito a sfondare. Aveva fallito nel miracolo di portare almeno al ballottaggio il proprio candidato sindaco a Bologna, perdeva a Milano così come in quasi tutte quelle realtà dove i leghisti avevano deciso di correre soli contro il Pdl. E veniva sconfitto perfino a Novara terra del governatore del Piemonte Roberto Cota. Ecco allora che Calderoli, all'indomani del vertice di Arcore nel quale la Lega ha deciso di continuare a seguire il Cav per altri due anni a patto che assicuri il completamento del federalismo e una strategia di contrasto all'immigrazione più incisiva, ha depositato all'ufficio centrale elettorale della Cassazione la richiesta per una «proposta di legge di iniziativa popolare sulla territorializzazione dei ministeri e delle amministrazioni centrali». In altre parole il ministro della Semplificazione ha deciso chiamare a raccolta la base leghista (almeno 50 mila firme) perché sottoscriva una proposta di legge che approdi in Parlamento e che chieda quello che i vertici leghisti ormai da tempo tentano di promuovere: il decentramento dei ministeri. Occhi puntati quindi su Pontida. Infatti partirà proprio domenica 19 giugno da quel prato «sacro» che dal 1990 raccoglie i fedelissimi dell'Umberto la raccolta firme invocata ieri da Calderoli. Un invito al quel però la base leghista si sta approciando senza molto entusiasmo. Infatti, se le critiche più dure arrivano proprio dai colleghi della maggioranza, anche gli ascoltatori di Radio Padania non si sono risparmiati: «Nel momento di un disastro economico i vertici si trovano a tavola per spostare qualche ministero - ha commentato Marco da Seregno -. È come se quando succede un incendio in una casa uno proponesse di spostare i mobili». «Le priorità della Lega - ha aggiunto Giorgio da Appiano Gentile - sono gli extracomunitari. Diamo una mano ai vecchietti e ai giovani che si devono sposare». Ma c'è anche chi chiede incentivi per le imprese e una «Tremonti ter». «Sui ministeri - ha osservato Stefano da Cuneo - è sbagliato il tempo. La maggior parte degli elettori sarebbe d'accordo per proposte più pratiche: una Tremonti ter». Poi c'è chi, come un imprenditore metalmeccanico, ha raccontato di dover «cambiare macchine utensili. E non abbiamo incentivi - ha aggiunto - così andiamo fuori mercato». «Quando si parla di Ministeri la mia mente li associa al parassitismo - ha concluso - La vocazione del Nord non è di parassiti. Abbiamo la vocazione industriale e ci devono mettere nelle condizioni di lavorare al meglio». Intanto, mentre Calderoli getta le basi per la «sua» legge, domani il Consiglio dei Ministri si prepara a dare il via libera all'apertura di uffici di rappresentanza di alcuni ministeri al Nord. Un decreto ad hoc, riferiscono fonti della maggioranza, firmato dalla presidenza del Consiglio dei ministri del quale non si è parlato nel preconsiglio di ieri ma sul quale si potrebbe discutere facendolo passare come argomento «fuori sacco». Comunque, da quello che si apprende, il decreto avrebbe già incassato il benestare del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.

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