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Naufragio in Tunisia. Il giallo dei cadaveri

Immigrati su un barcone recentemente approdato a Lampedusa

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Inghiottiti dal mare. Nessun corpo recuperato. La Guardia costiera tunisina, responsabile delle operazioni di soccorso in mare, non ha ripescato cadaveri di migranti dati per dispersi dopo un naufragio. Il direttore della Guardia Costiera, Lotfi Baili ha smentito la Croce rossa internazionale: «Abbiamo recuperato solo due corpi giovedì» e «abbiamo sospeso le ricerche a causa del maltempo», ha dichiarato. Nel mare annega così anche la speranza come ha titolato l'Osservatore Romano. Il ministro Maroni di fronte alla notizia si rammarica e ammette di provare «un grande dolore e un senso di impotenza». L'unico modo per salvare queste persone è quello di prevedere questi fenomeni e con la Tunisia lo stiamo già facendo. Solo che le ultime vittime sembra siano partite dalla Libia e in questo caso l'unica cosa da fare è cessare la guerra. Chiediamo alla comunità internazionale di passare dalle armi alla diplomazia». L'ennesima tragedia dell'immigrazione si era consumata mercoledì a largo dell'isola tunisina di Kerkennah. Il barcone salpato dalla Libia aveva a bordo, secondo notizie però non verificate, almeno settecento persone, tra loro donne e bambini originari dell'Africa sub-sahariana: c'erano 9 bambini piccoli, 91 donne e 470-480 uomini stando alle autorità. Di questi, circa 200 erano nigeriani. Il motore è andato in avaria. Il mare mosso ha reso difficili i soccorsi. Nonostante questo una gran parte dei naufraghi è stata tratta in salvo e trasferita nel campo di Choucha al confine tra la Tunisia e la Libia. Altri trasferiti all'ospedale dell'università Habib Bourguiba di Sfax: tra questi alcune donne incinta. la Guardia Costiera tunisina ha sottolineato come le difficoltà maggiore sono state provocate dagli stessi immigrati che con la loro ressa hanno fatto rovesciare il barcone prima che fosse agganciato dalle motovedette. Restano così 200 i dispersi di questa nuova tragedia dei viaggi della speranza verso le coste italiane. Una strage che non sembra finire. «Se l'Europa non fa nulla, a ottobre si rischia uno scenario dieci volte peggiore di quello attuale», ha lanciato l'allarme Maroni in un incontro sulle politiche dell'immigrazione al Festival dell'economia di Trento. «Serve un piano di sviluppo creato dall'Europa - ha ribadito Maroni - così da creare nei Paesi del Nordafrica sistemi economici intergrati con quelli europei. Non credo l'Europa l'abbia compreso».

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