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Le donne inguaiano la sinistra

Amelia Frascaroli, assessore al Welfare a Bologna

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Le «pasionarie» della sinistra passano all'incasso. Finito il tempo dei festeggiamenti, ora, per Pd, Sel, Idv, iniziano i veri guai. Milano come Napoli, Bologna come Torino, dovranno assistere ad un triste e, purtroppo, inevitabile rituale: la spartizione dei posti e delle poltrone nelle varie giunte. Ed ecco che emergono tutte le contraddizioni di campagne elettorali fatte a suon di slogan populisti e accattivanti. «Io farò una giunta con il 50% di donne» è stato il messaggio martellante di Giuliano Pisapia, Luigi de Magistris, Virginio Merola e Piero Fassino. Slogan che, in qualche caso, si sono addirittura spinti ad annunciare di voler incoronare vicesindaco della città proprio una donna. Eppure qualcosa potrebbe non andare come vorrebbero i neoeletti sindaci e a mettere loro i bastoni tra le ruote potrebbero essere proprio i partiti. È questo, per esempio, quello che si preannuncia per Milano. Lunedì sera infatti mentre Pisapia pensava a festeggiare in piazza Duomo acclamato e applaudito dai suoi concittadini, i vertici del Pd lombardo si riunivano per iniziare a pensare come spartire quel ricco premio dei posti in giunta. Un banchetto al quale la sinistra non partecipava da 18 anni e che ora non intende lasciare solamente al sindaco. Lui, intervistato da TeleNova, lo aveva detto a chiare lettere: «Voglio una giunta al 50% composta da donne» e «farò di tutto» per avere un vice al femminile. Non l'avesse mai detto. Un vice al gentil sesso non si può proprio fare. Non lo ha fatto Piero Fassino a Torino che ha affidato quel posto a Tom Dealesssandri, già vicesindaco nella giunta guidata da Sergio Chiamparino, figuriamoci se a Milano il Pd cede alle pressioni di Pisapia che, per di più, è espressione della sinistra più vicina a Vendola che a Bersani. E così, nonostante il neoeletto primo cittadino che ieri ha preso ufficialmente possesso della città, abbia rimarcato sull'ipotesi di un vicesindaco donna («È una delle opzioni sulle quali sto lavorando e, in genere, dopo un confronto con la coalizione e la città le mie convinzioni sono sempre state rafforzate»), dal partito arriva un velato avvertimento. Anzi, un suggerimento con tanto di nome e cognome: Stefano Boeri con il suo pesante tesoretto di 13.100 preferenze. E così proprio l'uomo che Pisapia sconfisse alle Primarie ora potrebbe diventare il suo vice. Un'ipotesi che ieri lo stesso Cornelli tenta di smentire precisando che «non ci sarà nessun paletto» per Pisapia nella formazione del governo della città anche se martedì aveva detto: «È giusto che il 50% degli assessori sia donna, ma sulla questione del vice bisogna parlare tenendo conto di persone concrete. È necessario valorizzare l'apporto civico». In altre parole, i voti. E così in panchina potrebbero rimanere tutte quelle donne alle quali il neosindaco sperava di affidare l'incarico: in primis l'ex ministro Barbara Pollastrini, ma anche l'eurodeputato Patrizia Toia, la senatrice Marilena Adamo o la direttrice della Casa della Carità Maria Grazia Guida (che però ha preso meno di mille voti). In realtà, Pisapia, insieme ai partiti della sua coalizione, non dovrà solo trovare i nomi della giunta ma dividere in modo diverso le deleghe. La legge, infatti, ha ridotto gli assessorati dai 16 della giunta uscente a 12. Prima del ballottaggio, l'avvocato aveva presentato una proposta di base su cui lavorare che includeva anche l'assessorato al Benessere (con le deleghe sui servizi sanitari) e al «Branding» (turismo e marketing territoriale). Di lavoro da fare ce n'è: pare improbabile che si mettano in un unico assessorato le deleghe a urbanistica, infrastrutture, lavori pubblici, casa e traffico come prevede l'ipotesi del sindaco, solo per fare un esempio. E forse potrebbe essere rafforzato con qualche competenza di peso l'assessorato all'Expo al quale, se fallissero le aspettative del Pd, potrebbe arrivare Boeri. Chi invece la giunta l'ha già nominata, oltre a Fassino, è il bolognese Virginio Merola. Una squadra giovane e rosa composta da 10 assessori dei quali una vicesindaco «tecnica» senza esperienze di partito. In questo caso quindi le promesse della campagna elettorale sono state mantenute. Eppure un'altra donna sta rischiando di mettere al palo il sindaco. Il suo nome è Amelia Frascaroli, neoassessore al Welfare, un passato nella Caritas e sfidante in quota Sel di Merola alle Primarie. Un nome ingombrante per i cattolici che, dalla Cgil alle Acli, passando anche per la stessa Caritas, mal digerisce la scelta del sindaco. Ed è l'Udc il primo partito ad alzare la voce: «Siamo spaventati. In questa giunta manca completamente una componente di centrosinistra, è una giunta di sinistra senza una rappresentanza moderata», ha annunciato il vicepresidente dei deputati centristi, Gian Luca Galletti, che, intimorito dalla prime esternazioni della Frascaroli, aggiunge: «Senza scuole paritarie, non ci sarebbero posti nei nidi per tutti». E a Napoli che sta succedendo? Piove. Ebbene sì, proprio mentre il neosindaco riceve dal suo predecessore Rosa Russo Iervolino le chiavi della città, sul capoluogo partenopeo cadeva una pioggia scrosciante. Lui ironizza, «Sindaco bagnato, sindaco fortunato» ma ora dovrà vedersela anche lui con i problemi della formazione della giunta. Ma stavolta la strategia è diversa e proprio lui racconta: «Ho cominciato ad ascoltare personalità singole, Idv e Fds e proseguirò nei prossimi giorni con esponenti del mondo cattolico e laico. Incontrerò anche il Pd e il tutto si concluderà per lunedì 13». E ironizza: «Magari quel numero mi porterà fortuna. La stessa che cercano gli amanti del lotto a caccia di un terno secco su Napoli: 9 (il ballottaggio), 19 (Masaniello) e 62 (il sindaco). Così, anche loro, come De Magistris, sperano di «scassare».

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