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«Non lasciamo le primarie alla Sinistra»

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.Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei deputati del partito, però è soddisfatto. Angelino Alfano segretario politico. È la strada giusta per far ripartire il Pdl? «Diciamoci la verità: dopo il voto tutti aspettavano che il Pdl implodesse. Invece in tre giorni la sua classe dirigente ha eletto un segretario superando definitivamente la logica del 70-30 e puntando su questo partito per l'oggi e per il domani. Angelino Alfano ha avuto la generosità di rinunciare al ruolo di ministro della Giustizia: un ruolo nel quale ha dato prova di capacità, intelligenza e comunicativa, e ha dimostrato di saper coniugare una grande determinazione con un'autentica capacità di ascolto e di mediazione. Tutto questo non potrà fare che bene al Pdl». Il "tridente" Verdini, Bondi, La Russa resta. Perché? «Perché quella del Pdl è una storia che continua, che supera divisioni originarie e si rilancia. Non dimentichiamo che pur in un quadro di chiara sconfitta il Pdl si è confermato in queste elezioni il primo partito d'Italia. Il vento della crisi penalizza tutte le maggioranze in Occidente, e al campanello d'allarme degli elettori si risponde con un rilancio dell'attività di governo. Liquidare un passaggio complesso come questo inventando tre capri espiatori per placare qualche malessere dettato spesso più da umori che da razionalità, significherebbe non aver compreso la posta in gioco e la responsabilità di cui siamo investiti». Quali sono le ragioni della sconfitta del Pdl alle amministrative? «Ogni città in cui siamo stati battuti ha una storia a sé, ma la sconfitta presenta senz'altro dei tratti generali. Le politiche di rigore con le quali il governo ha fin qui meritoriamente tenuto a posto i conti del Paese iniziano a far sentire il loro peso, soprattutto al Nord e fra le categorie a noi tradizionalmente più vicine. Alcuni errori commessi durante la campagna elettorale. E infine le primarie: per la sinistra alle amministrative costituiscono ormai un evidente vantaggio, sarebbe autolesionistico da parte nostra continuare a lasciare che i nostri avversari ne detengano l'esclusiva». Cosa è mancato in questi anni al Pdl? «Il Pdl è un partito giovanissimo, e nella sua breve vita ha fatto molta più strada di quanto non sembri, nonostante la responsabilità di governare il Paese in tempi di crisi e le difficoltà interne come la diaspora di Fli. Nei gruppi parlamentari, ad esempio, abbiamo visto giorno dopo giorno crescere la coesione e cementarsi lo spirito di appartenenza. Fin qui gli elettori ci avevano seguito e premiato. Ora ci hanno avvisato: pretendono che si passi alla fase della maturità». È ancora possibile fidarsi della Lega? «La Lega è e resta un alleato leale. Le dichiarazioni dei suoi esponenti all'indomani della sconfitta lo dimostrano. Ha pagato in queste amministrative quanto il Pdl e forse più del Pdl, ma come noi è determinata a portare a termine la legislatura e a premere sull'acceleratore delle riforme». Giulio Tremonti in questi giorni è stato come al centro di una bufera. È una risorsa o un grattacapo per il Pdl? «Tremonti ha tenuto la barra dell'Italia dritta in mezzo a turbolenze che hanno portato Stati sovrani sull'orlo del fallimento, il tutto garantendo coesione sociale e senza inasprire la pressione fiscale. Di questo tutti dobbiamo essergli grati. Nei prossimi giorni, di fronte a una strada che rimane stretta e che richiederà impegno e fantasia, anche Tremonti dovrà avvertire il partito come una risorsa e un sostegno. È questo uno dei compiti che spetta al nuovo segretario». Temete la "spallata" dei referendum? «Non ci sarà nessuna spallata. Non ha senso caricare questi referendum di un significato politico che non hanno. Tant'è vero che il Pdl è orientato a lasciare ai suoi elettori libertà di voto. Se questa è una spallata...».

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