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Silvio spera in Napoli per frenare la Lega

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e Umberto Bossi

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Napoli è l'ultima speranza. La speranza di vincere e poi sbandierare un pareggio visto che ormai nel Pdl nessuno (o quasi) crede in una vittoria di Milano: ieri sera Letizia Moratti è andata a palazzo Marino a svuotare le sue stanze private. Napoli ultima speranza anche per arginare la Lega, che subito dopo il voto tornerà a sbraitare. A chiedere magari più attenzione al Nord, a insistere per la promozione di Giulio Tremonti a vicepremier. Berlusconi un po' se lo aspetta. Anche per questo s'è fiondato l'altra sera nel capoluogo partenopeo nel tentativo di portare a casa un risultato utile importante. Da usare poi per spiegare a Bossi che la coalizione non può sbilanciarsi eccessivamente visto il serbatoio di voti al Sud. Anche per questo il Cavaliere ha silenziosamente avallato la sortita di Micciché di metter su un movimento, Forza Sud, che ha subito raccolto le simpatie di due governatori chiave come Stefano Caldoro e Renata Polverini. Dovrebbe ricoprire il ruolo che spettava all'Mpa, una sorta di Lega Sud. Insomma, il Cavaliere alza i ponti levatoi e si prepara all'assalto di Bossi. Vola a Villa Certosa in Sardegna per godersi un paio di giorni di riposo. Prima di tuffarsi in una settimana durissima che lo vedrà non solo esposto su ballottaggi, governo e partito. Ma anche sul fronte aziendale visto che dovrebbe arrivare la sentenza sul lodo Mondadori. Per ora in agenda c'è solo l'ufficio di presidenza del Pdl martedì a Roma, mercoledì forse un faccia a faccia con Bossi. Non ci dovrebbero essere particolari contraccolpi sull'esecutivo. La partita più importante resta quella del partito. Berlusconi sembra convinto a metterci mano. Il tesseramento è già partito e potrebbe finire a luglio, quindi inizierebbero le procedure per i congressi comunali. Si parla anche di un cambio dei coordinatori nazionali. Il triumvirato Verdini-La Russa-Bondi è finito visto che già l'ex ministro della Cultura ha mollato l'incarico anche al partito e sembra pronto a lasciare persino il Senato. E su Verdini e La Russa nessuno se la sente di mettere la mano sul fuoco che restino a lungo alla guida del partito. L'idea del Cavaliere è quella di un dare una ventata di novità con un deciso svecchiamento. Il nome prescelto da mesi è quello di Angelino Alfano, che potrebbe essere affiancato da Giorgia Meloni per la quota di An. I due peraltro sono in ottimi rapporti e hanno una fondazione assieme. Alfano e Meloni potrebbero anche decidere di dare un taglio netto con i loro predecessori lasciando gli incarichi di governo: sono ministri rispettivamente della Giustizia e della Gioventù. Il che spianerebbe anche la strada a un rinnovamento, sebbene parziale, del governo. In questi ultimi giorni gli ex Forza Italia sono arrivati a un sostanziale accordo. Da un lato Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello spingevano perché il partito si strutturasse sul territorio. Frattini, Gelmini e quelli di Liberamente insistevano invece perché il partito restasse leggero sul modello della vecchia Fi. Il tesseramento è per il momento una mediazione. Infine c'è il capitolo locale. Al di là dei congressi, è possibile che qualche coordinatore regionale possa cambiare. Si parla insistentemente di Nicola Cosentino in Campania, che verrebbe sostituito da Gioacchino Alfano, solo omonimo del ministro. Non è la prima volta che si parla di un passo indietro di Cosentino. Ma se davvero domani Napoli dovesse passare al centrodestra sarebbe ben difficile sostituire un coordinatore che in qualche anno ha vinto Regione, Provincia e Comune.

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