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La Lega mette le mani avanti Salvini: «Il Popolo della libertà faccia mea culpa se perdiamo»

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Fagli scongiuri. Inizia a pensare se sia più adatto a fare il vicesindaco di Milano il viceministro Roberto Castelli o l'eurodeputato Matteo Salvini (nella foto). Poi però mette le mani avanti. Lo scenario che hanno davanti nel capoluogo meneghino non è certamente dei migliori tanto che ieri, lo stesso Salvini che è anche capogruppo uscente della Lega al Comune di Milano, ha affidato a un'intervista il suo sfogo: «Se si perde a Milano dopo che qualcuno aveva invocato un referendum su se stesso (il riferimento è a Berlusconi, ndr), mi aspetto che parta una riflessione. Ma in casa Pdl. Sono e restano il primo partito della coalizione». Un chiaro avvertimento frutto di un'attenta analisi sull'importanza che l'esito del voto di Milano avrà «sul piano politico nazionale». «Il pallino nel male e nel bene è in mano loro - prosegue -. Come si dice: onori e oneri. Ma fino a domani tutti dobbiamo puntare a vincere». «Qualsiasi ribaltamento del tavolo - aggiunge - rischierebbe di fermare il lavoro» che la Lega ha intrapreso per il federalismo. Salvini punta il dito contro i toni della campagna elettorale, a suo avviso «spesso lontana dai contenuti da entrambe le parti»: «Noi della Lega abbiamo avuto la netta sensazione che al primo turno molta gente si fosse allontanata infastidita perché si parlava più di palazzo di giustizia, di furti di auto o di Br che di Milano». In ogni caso, prosegue, in caso di sconfitta del centrodestra non è detto che sia segnata anche la fine del berlusconismo: «Milano è sopravvissuta ai barbari e agli spagnoli, sopravviverà anche a Pisapia».

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