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La sfida di Gianni e Renato

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«Hotanto dispiacere nel vedere quest'Italia a pezzi. I moderati hanno fatto una brutta fine ma anche dall'altra parte mica va meglio, come c. si fa a votare Pd?». L'ex quasi tutto Renato Altissimo entra nella sala riservata del Majestic a via Veneto dove liberali e socialisti hanno organizzato una ristretta colazione di lavoro. Serve per presentare la convention di sabato al Grand Hotel Parco dei Principi. Ritornano. Sì. Con orgoglio, rivendicando uno spazio politico che sono convinti di conquistare. Perché, come dice subito Gianni De Michelis, «il peggio deve ancora venire, altro che il '92 e il '93». La parola nostalgia è vietata. Anzi l'ex pluriministro e segretario del Partito Socialista ricomincia dal basso: «È anche difficile identificarci - ammette De Michelis - Abbiamo deciso di fare una riflessione perché siamo ormai alla fine del percorso della seconda Repubblica. Sarà uno dei passaggi più drammatici del Paese». Nella riunione di sabato mattina «parleremo della tradizione liberale e di quella socialista riformista, ci saranno gli storici Gervasoni e Compagna. Per uscire da questa crisi bisogna che il sistema politico italiano ritrovi una normalità europea, non il Pd e il Pdl». Troppo esperto l'ex ministro delle Partecipazioni Statali, del Lavoro, degli Affari esteri, 20 anni in Parlamento, 7 alla guida del Partito Socialista, per non mettere le mani avanti: «Molti di noi sono fuori tempo massimo, lo sappiamo, ma vogliamo dare un contributo anche se non ci arroghiamo il diritto di rappresentare nulla. Ad ogni modo ci rivolgeremo soprattutto ai giovani». Ma sia chiaro, chiude De Michelis: «Non abbiamo soldi per fare manifesti o altro. Sabato, però, cominceremo lo stesso a ragionare». C'è anche Biagio Marzo, tre legislature in Parlamento con il Psi, già presidente della Bicamerale per la ristrutturazione delle Partecipazioni statali. Ragiona sul «collegamento che c'è sempre stato tra socialdemocrazia e liberalismo. Possiamo sedere allo stesso tavolo». Mentre l'attuale segretario del Partito liberale italiano, Stefano De Luca, spiega: «Siamo portatori di una ricchezza culturale che in questo Paese non c'è più. Anzi l'Italia è precipitata nel populismo, a destra e a sinistra. Il progetto del Pd è fallito, il Pdl è diventato un partito peronista del bunga bunga, lo dico senza moralismi. La nostra iniziativa è una zattera all'orizzonte». Renato Altissimo sembra rattristato. Ma poi sorride: «Scusate. Oggi è stata una vera anomalia, avete sentito parlare di politica». Insomma, l'appetito vien mangiando. E i settantenni «rampanti» che molti pensavano di aver lasciato nella prima Repubblica ci sono ancora. E in questa bolgia della seconda, forse, sanno pure dove andare.

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