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Il Cav sulla legge elettorale non cede a Bossi

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«Iocredo nel bipolarismo che è il sistema proprio delle democrazie», assicura. Quindi quello attuale, insiste, «è il miglior sistema per il Paese». Ai nostri elettori poi, incalza, «non interessano i tecnicismi». Come a dire: inutile che perdiate tempo nel mettere a punto un modello alternativo al «Porcellum» perché tanto questo non si tocca. E pessimista sul punto è anche Enrico Letta (Pd) secondo il quale quello attuale non è certo il momento più adatto per cambiare le carte in tavola sul fronte della legge elettorale. Eppure, si sostiene nel terzo Polo, se la «marea salirà», che tradotto significa se la maggioranza perderà i ballottaggi e il referendum raggiungerà il quorum, «si potrebbero creare nuovi equilibri» con i quali si potrebbe anche puntare al ritorno del proporzionale, magari cancellando il premio di maggioranza previsto dal «Porcellum» e reinserendo il voto di preferenza. Il dibattito sui vari modelli alternativi da adottare è più che mai aperto, ma tutto è inevitabilmente sospeso in attesa dell'esito dei ballottaggi. Il quadro, che gli «esperti» di legge elettorale dei vari partiti tracciano ad oggi, è che al Terzo Polo, la cui prima scelta ricadrebbe ovviamente su un sistema proporzionale puro, potrebbe andare bene anche un maggioritario uninominale. La Lega vorrebbe invece un proporzionale con il voto di preferenza. Mentre un consenso più vasto potrebbe ottenerlo un «Mattarellum»rivisto e corretto, magari con collegi più piccoli. Il Pd, intanto, avrebbe messo a punto una proposta per arrivare ad un sistema uninominale a doppio turno con un recupero proporzionale. Gli incontri tra i «tecnici» dei vari partiti e il ministro per la Semplificazione Normativa Roberto Calderoli, che molti considerano «l'ambasciatore» del Carroccio a trattare sul tema, continuerebbero a ritmi piuttosto serrati. Come si assicura nel centrodestra. E nonostante il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto neghi che la Lega si interessata a cambiare davvero la legge elettorale. Se ciò dovesse avvenire, però, mette le mani avanti Cicchitto, il suo partito direbbe «no» al proporzionale. E al Senato è già pronto un ddl, primo firmatario il vicecapogruppo Gaetano Quagliariello, che propone in sostanza di rimpicciolire i collegi di Camera e Senato; di «riformare, nel rispetto della Costituzione, il premio di maggioranza anche al Senato»; di vietare la possibilità di presentarsi come capolista in tutti i collegi a meno che non si tratti del leader del partito. Il fatto, osservano altre anime del Pdl, è che il Carroccio, soprattutto alla vigilia dei ballottaggi, avrebbe tutto l'interesse a «smarcarsi» dai berlusconiani, anche sul tema legge elettorale, giocando, insomma, «una sua partita» nella speranza di recuperare consensi. La realtà, aggiungono, è che se anche si dovessero perdere ballottaggi e referendum «in pochi avrebbero interesse a cambiare realmente lo status quo» visto che la Lega rischierebbe di perdere il federalismo; che il Pd dovrebbe probabilmente «cedere il passo a Vendola» e che «tre quarti di quelli che sono ora in Parlamento rischierebbero di non venire rieletti».

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