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Fincantieri taglia. In piazza scoppia la rivolta

Tensioni davanti alla prefettura di Genova fra operai e polizia

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Scende in piazza la rabbia degli operai di Fincantieri. L'annuncio del gruppo cantieristico di tagliare 2.551 posti di lavoro, insieme a un drastico piano di tagli e ridimensionamenti, ha acceso le proteste nelle città dove l'azienda è presente. Due operai sono rimasti feriti a Genova nei tafferugli con le forze dell'ordine durante la manifestazione di protesta di ieri mattina. Ma cortei e manifestazioni si sono snodate anche ad Ancona e a Riva Trigoso, mentre a Castellammare di Stabia la collera è diventata furia devastatrice negli uffici del municipio. Una tempesta, insomma. Al punto che il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani ha immediatamente convocato, per venerdì 3 giugno, i vertici di Fincantieri e i sindacati nazionali per fare il punto sul piano di riorganizzazione industriale. Non è solo l'esecutivo a mettersi in moto. Anche la Commissione europea si è mobilitata. Il vicepresidente dell'esecutivo comunitario, Antonio Tajani, ha assicurato che sarà fatto tutto il necessario per mette in campo gli strumenti di cui l'Europa dispone, in primo luogo il Fondo europeo di aggiustamento per la globalizzazione. Da questo potrebbero venire aiuti per alcune decine di milioni di euro per fronteggiare l'emergenza occupazione. Tajani, in un colloquio telefonico con Romani, ha assicurato all'Italia la piena collaborazione della Commissione Ue e dato la sua piena disponibilità a incontrare al più presto i rappresentanti dei lavoratori e dell'industria. Il Fondo europeo per la globalizzazione è stato costituito per sostenere le imprese che devono fare i conti con gli effetti «collaterali» dell'apertura dei mercati internazionali. E potrà essere d'aiuto per finanziare indennità speciali a carattere temporaneo, aiuti alla mobilità, aiuti alla formazione, misure per motivare i lavoratori svantaggiati o anziani a rimanere o a tornare sul mercato del lavoro, iniziative per la riqualificazione professionale e incentivi specifici per l'imprenditorialità. Si corre così ai ripari per attutire una crisi occupazionale che rischia di avere risvolti sociali non indifferenti. L'azienda ha annunciato lunedì sera, in un confronto con i sindacati, un piano di lacrime e sangue per fronteggiare una crisi che arriva dal contesto internazionale, determinata dal calo delle commesse dei paesi occidentali e dalla concorrenza sui prezzi da parte dei costruttori dei paesi emergenti. «La situazione del mercato è tale che solo un piano duro ma coraggioso può assicurare un futuro alla nostra impresa e confermarle la leadership che da anni le viene riconosciuta» ha spiegato ieri l'ad Fincantieri Giuseppe Bono. Il progetto del Piano, ha proseguito Bono, «non mira al ridimensionamento dell'azienda, sebbene evidenzi molti esuberi. Mira piuttosto alla salvezza dell'azienda, e con essa al preservare» gli uomini e le donne che vi lavorano. La Fincantieri ha messo nel conto la chiusura di due cantieri, più il ridimensionamento di un terzo stabilimento e 2.551 esuberi. Un piano da mettere in concreto entro il 2014 ma considerato «inaccettabile» per i sindacati che hanno annunciato un pacchetto di 8 ore di sciopero da utilizzare entro il 6 giugno. Il Piano di efficientamento e ridimensionamento illustrato ai sindacati dall'ad Giuseppe Bono prevede nello specifico 2.551 esuberi, la chiusura dei cantieri di Castellammare di Stabia (Napoli) e Sestri Ponente (Genova), e il ridimensionamento di Riva Trigoso (Genova). Il piano prevede anche una nuova gestione delle risorse umane per abbassare l'assenteismo. In Fincantieri, infatti, si spiega in una comunicazione interna dell'azienda, le ore di assenza procapite annue medie nel 2008-2010 sono pari a circa 214, con un «significativo gap rispetto alle 145 ore medie del comparto metalmeccanico in Italia».

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