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Ministeri, ancora scontro Pdl-Lega

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Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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Pdl e Lega tornano a scontrarsi sullo spostamento dei ministeri da Roma al Nord. La tregua sancita nel lungo vertice a Palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi dura poco più di una notte: i toni tranquillizzanti trapelati dalla riunione notturna poco collimano con il nuovo rilancio del Carroccio e la pronta risposta di Popolo della Libertà e premier. Il ministro Roberto Calderoli con una nota rinnova le richieste padane e spiega che non c'è «nessuno stop allo spostamento dei dipartimenti al Nord». Anzi, «lo si farà e comunque - afferma l'esponente leghista - il presidente Berlusconi ci ha dato la sua parola». Il Cavaliere frena e spiega che si tratta di «uffici di rappresentanza come quelli che già ci sono». «È stato fatto uno scandalo sul nulla - aggiunge - è normale che la Lega cerchi di favorire il Nord dove ha le sue radici». Berlusconi sposa così la linea del sindaco di Roma, Gianni Alemanno. L'ex ministro esclude «lo spostamento dei ministeri» e dice che «la questione è chiusa». «Adesso - chiosa - ci sono i ballottaggi, dopo se ne riparla». Il "rilancio" leghista non piace al Pdl. Alemanno propone «un voto parlamentare che dica no allo smembramento delle funzioni della Capitale». Il sottosegretario Carlo Giovanardi ironizza e chiede un ministero anche nell'antico «ducato di Modena». A buttare acqua sul fuoco prova il ministro Angelino Alfano che esclude «difficoltà effettive del Governo». Gli fa eco il ministro Ignazio La Russa: «Si era parlato di spostare due ministeri senza portafoglio e non sarebbe uno scandalo ma - rassicura - Roma capitale è un punto intoccabile». Di segno opposto la lettura dell'opposizione. Secondo il leader Pd, Pier Luigi Bersani, «tra Bossi e Berlusconi si è rotto qualcosa di profondo». «Altro che tregua», rincara Marina Sereni, vice presidente dell'Assemblea nazionale del Pd. Il leader Idv, Antonio Di Pietro, sulla questione ministeri paragona Berlusconi a «Wanna Marchi, che ne inventava una al giorno, fino a che non l'hanno presa e portata a San Vittore». Sull'argomento interviene anche il presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi: il trasferimento «non si farà, sarebbe un colpo all'unità d'Italia» afferma Ciampi che rimarca «una difficolt… di rapporti nell'attuale maggioranza». Una bocciatura arriva anche da Italiafutura. L'associazione di Luca Cordero di Montezemolo critica l'aumento dei costi per lo Stato e, di contro, rilancia l'idea di accorpare i ministeri in una unica zona di Roma per ridurre le spese. Intanto, anche nella Lega cresce il malcontento tra i parlamentari nei confronti dell'alleato. Al di là della questione ministeri, la base non lesina critiche all'accordo con Berlusconi. «Ma perchè continuiamo a rimanere ancorati al Cavaliere?», si domandano alcuni leghisti che mantengono l'anonimato. Il disagio leghista trova sfogo anche nell'apertura a sorpresa di Bossi sul referendum sull'acqua, provvedimento approvato dal governo ma che ora i lumbard sembrano pronti ad affossare. Nelle chiacchiere in libertà, che evidenziano un certo disagio del Carroccio verso gli alleati, qualche leghista avanza anche l'ipotesi di un avvicendamento di Berlusconi dall'incarico di premier. «Il problema - si dice - è capire chi potrebbe sostituirlo. Ma al momento - si sottolinea - non c'è ancora chi riesca a mettere tutti d'accordo».  

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