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Fronte unito su Medio Oriente e Nord Africa

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.Infatti, dopo la «doppia» stretta di mano con la Regina e un fuori programma con William e Kate, David Cameron ha rubato la scena insieme con due ragazzini della Globe Academy di Southwark nel sud di Londra. Su un tavolo di ping pong il premier britannico si è impadronito di una racchetta e ha schiacciato a rete segnando un punto. E il presidente degli Stati Uniti gli ha fatto un «high five» quasi a suggellare il nuovo team della politica transatlantica: ieri Obama e Cameron, leader dalle estrazioni radicalmente diverse, avevano scritto a quattro mani un editoriale sul Times per salutare la nascita di una nuova «relazione essenziale» tra Stati Uniti e Gran Bretagna sulla scia di quella che negli anni Ottanta tra Margaret Thatcher e Ronald Reagan aveva posto fine alla Guerra Fredda: una relazione fondata sul pragmatismo degli interessi comuni e «un caposaldo per la sicurezza globale», come l'ha definita oggi un portavoce della Casa Bianca. Lo stesso forse che ha suggerito la visita fuori programma... vicino a un tavolo da ping pong. Comunque, corsi e ricorsi storici serviti. Una strizzata d'occhio alla Big Society con cui Downing Street spera di far uscire la Gran Bretagna dalla crisi: Jason Do e Jamiyu Mogajiy, i ragazzini in uniforme che hanno accolto Obama nella scuola modello, erano lo specchio di una Londra multirazziale, la capitale del melting pot del futuro, ma soprattutto una photo opportunity in vista degli annunci di politica estera attesi per oggi. Per Obama la prima giornata della visita di stato - solo la terza di un capo della Casa Bianca in cento anni di storia - era cominciata all'ambasciata americana dopo l'arrivo fuori programma lunedì sera per dribblare la nube del vulcano islandese. Buckingham Palace non si era scomposto e aveva adattato il cerimoniale. La Regina Elisabetta ha accolto gli ospiti americani sulla porta e Obama l'ha salutata con calore prendendole la mano tra le sue: una variante che non ha fatto arricciare il naso ai puristi come quando nel 2009 Michelle aveva abbracciato la sovrana. Torniamo all'editoriale sul Times, nel quale a due mani Cameron e Obama ribadiscono che la relazione fra i due Paesi non solo «è speciale ma essenziale per Usa e Gb ma anche per il mondo intero». Hanno rievocato, indirettamente, accennando alla Guerra Fredda, i loro due predecessori Ronald Reagan e Margareth Tatcher, e il ruolo giocato nella soluzione della crisi. Un ruolo al quale aspirano per il Medio Oriente e il Nord Africa, nonostante le divergenze sulla Libia che sarà un test per i loro rapporti definiti da alcuni osservatori inglesi, solo «d'affari» perché un Tory della campagna inglese non può essere l'anima gemella di uno di Chicago. Obama, nella bilaterale con Cameron e a Westminster, si è soffermato sulle rivolte, sulla pace fra Israele e Palestina con Hamas definita anche ieri dalla Casa Bianca un'organizzazione terroristica e non un interlocutore, e sulla pressione sull'Iran, sulla quale gli Usa non intendono mollare: «Vogliamo rendere la vita difficile a Teheran» spiega Washington dopo le nuove sanzioni nei confronti di sette società straniere. «Fare affari con l'Iran costa» afferma e a Teheran «costerà sempre di più» non rispettare gli impegni internazionali.

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