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Berlusconi suona l'allarme "Clima da guerra civile"

Silvio Berlusconi

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«Sono a disposizione. Ditemi in che cosa possono esservi utile e ci sarò». Silvio Berlusconi non ha un colpo finale per Milano. Non immagina sorprese dell'ultimo istante. Anzi, al coordinatore lombardo del Pdl, Mario Mantovani, che lo accompagna nell'ultima domenica prima del voto, assicura il suo sostegno e aspetta che sia il partito a indicargli un appuntamento. L'unico limite che ha posto il premier è che le date possibili sono da oggi a mercoledì. Giovedì e venerdì infatti il capo del governo sarà a Deuville, in Francia, per il G8. Questo pomeriggio si terrà un vertice del Pdl per studiare le mosse in vista del rush finale di campagna elettorale. Nella sede del partito si comincia a vedere un barlume di speranza. Le indicazioni che arrivano dal territorio danno una riduzione dello svantaggio nei confronti di Giuliano Pisapia. Ma è altrettanto vero che si naviga a vista. Nessuno presta più grande attenzione ai sondaggi visto che già nel primo turno hanno "toppato". Berlusconi si è premurato di chiamare direttamente Roberto Formigoni per chiedergli un impegno diretto in questo pezzo finale di campagna elettorale ed è difficile sostenere che Comunione e Liberazione, il movimento dal quale proviene il governatore della Lombardia, non si sia impegnato. Anche la Lega sembra aver messo in moto una maggiore mobilitazione e uno sforzo più forte. L'incognita resta il Popolo delle Libertà. Quanto si mobiliterà o meno. Silvio ha anche bocciato l'ipotesi di una giunta dei big nel caso vincesse la Moratti, si erano già fatti avanti Maurizio Lupi e Ignazio La Russa. Per il resto il Cavaliere è tornato sui temi usati negli ultimi giorni. È andato a visitare, all'ospedale San Carlo, la madre dell'assessore comunale Alan Rizzi aggredita da un militante di sinistra. E ha spiegato: «Nella politica c'è un clima da guerra civile. C'è davvero un clima molto preoccupante. In questa fase elettorale a Milano si è verificata una serie di situazioni molto preoccupanti». Berlusconi ha elencato «l'episodio increscioso» della mamma di Rizzi, le bandiere del Pdl bruciate, le scritte offensive nei suoi confronti, le contestazioni contro il sindaco Letizia Moratti. «Abbiamo avuto una quasi invasione - ha detto ancora il leader del Pdl - di militanti provenienti da tante parti d'Italia a sostegno dell'estrema sinistra e di Pisapia». «Anche nei miei confronti - ha proseguito - ogni volta che c'è un appuntamento che viene conosciuto anticipatamente c'è sempre una banda di ragazzotti che me ne dice di tutti i colori». «Credo proprio - ha ammonito - che tutte le persone democratiche e moderate di Milano debbano veramente pensare se conviene consegnare la città all'estrema sinistra, che è vicina ai centri sociali, ai violenti, ai facinorosi». Poi ha messo le mani avanti: una eventuale vittoria della sinistra a Milano non avrà «assolutamente nessun peso per quanto riguarda la continuità del governo fino alla fine della legislatura». Ma, ha infine avvertito, con la vittoria di Pisapia Milano diventerebbe «la Stalingrado d'Italia». Uno scenario che «farebbe male ai milanesi e a tutto il Paese». E sullo scenario già si sta lavorando. Berlusconi in questi giorni ha ripetuto più volte che ha intenzione di mettere mano al partito. Di rafforzare la linea del ringiovanimento. Di fare largo ad Alfano. Rischia di fare tardi perché dalla settimana prossima Gianfranco Miccichè potrebbe annunciare lo sbarco del suo gruppo anche alla Camera. Mettendo assieme pezzi di Noi Sud, che sono nel gruppo dei Responsabili, e soprattutto Pdl delusi. Almeno così ha confessato a uno dei big del partito del premier, assicurando pure che con lui si avvicineranno altre tre provenienti dall'opposizione. Si vedrà. Poi ci sono quelli di Fli, come Adolfo Urso e Andrea Ronchi, che potrebbero ufficializzare la loro uscita dal partito di Fini. Partito che con l'1% e poco più raggiunto alle ultime elezioni ormai potrà assicurare la rielezione a una decina di deputati, un terzo degli attuali componenti di Futuro e Libertà.

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