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Le opposizioni si giocano tutto

Pierferdinando Casini

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Con le amministrative l'opposizione si gioca tutto. Per il Terzo Polo è il banco di prova decisivo per verificare la presa sul territorio e per il Pd se l'antiberlusconismo militante focalizzato essenzialmente sul tema della giustizia, ha partorito un guadagno di consensi. La verifica è anche interna alle due opposizioni. Per l'Udc di Casini si tratta di vedere se l'alleanza con Fini, post strappo dal Pdl, è un valore aggiunto o un handicap. Per Fli, in caso di risultato deludente, ci potrebbe essere una coda della diaspora di parlamentari. Alcuni sarebbero pronti a cogliere al balzo questa occasione per tornare tra le braccia di Berlusconi. Non meno complicata la situazione nel Pd. Il segretario Pier Luigi Bersani, a questo giro, si gioca tutto, tant'è che ha messo subito in chiaro che da queste elezioni non ci si può aspettare «un'ora X». La sua segreteria è da tempo nel mirino della fronda della minoranza che è pronta a riaprire il dibattito interno fino al punto di richiedere un congresso anticipato. Ecco perché Bersani si è tenuto cauto con le previsioni. «Contiamo di vincere a Torino e Bologna e di giocarcela a Milano e Napoli. Ma in generale ci aspettiamo un'inversione di tendenza», ha detto. E nella lettera inviata agli elettori ha spiegato che il Pd dal voto per i comuni non si aspetta «un'ora X», ovvero la caduta del Governo, ma un «segnale». La partita si gioca soprattutto tra Milano e Napoli: nel capoluogo lombardo già il mancato successo di Letizia Moratti al primo turno sarebbe una mezza vittoria per il centrosinistra, per non parlare di un clamoroso, quanto difficile, successo al ballottaggio di Giuliano Pisapia; a Napoli il candidato del Pd Mario Morcone sembra aver recuperato lo svantaggio su Luigi de Magistris, ma solo domani sera si saprà se è stato scongiurato il rischio di un davvero poco onorevole terzo posto, che vorrebbe dire Pd fuori dal probabile ballottaggio. D'Antoni spiega: «Se andassimo bene nelle quattro città, con due vittorie al primo turno (Torino e Bologna, ndr) e due ballottaggi (Milano e Napoli, ndr), sarebbe il risultato che segna il grande rilancio e la sconfitta del berlusconismo». Un buon risultato di Pisapia a Milano rilancerebbe il ruolo di Sel e di Nichi Vendola, suo potenziale concorrente ad eventuali primarie di centrosinistra. E darebbe forza a quanti, i Movdem ma non solo, ritengono che il partito ha attualmente un baricentro troppo spostato a sinistra. Veltroni in una intervista a Il Foglio, un paio di settimane fa, ha lanciato la richiesta di un «confronto» ma Bersani ha tagliato corto: «Noi non facciamo verifiche, ma discussioni, e ognuno dice quello che vuole». Se il Pd è sui carboni ardenti, per il Terzo Polo la strada di queste amministrative non è in discesa. A parole, nei comizi, Udc, Fli e Api sono compatti nell'attacco a Berlusconi ma quando si tratta di capire come si schiereranno in caso di ballottaggio, allora è buio pesto. Casini e Fini hanno rivendicato al Terzo Polo il ruolo di unica e vera alternativa dei moderati a Berlusconi ma senza dare alcuna indicazione su quale parte giocheranno qualora dovessero diventare, davvero, l'ago della bilancia. Pungolati hanno mantenuto le carte coperte. Fini si è rifugiato nel solito equilibrismo oratorio: «Non ha senso - ha detto - chiedere al Terzo Polo, e a Fli, con chi andrà; semmai, va chiesto per che cosa si impegna». Casini non è stato da meno. «La sinistra ha sbagliato a candidare Pisapia che non è certo un moderato, invece a Milano serviva un moderato. E la destra ha trasformato la signora Moratti in una specie di drago estremista». Il leader dell'Udc Lorenzo Cesa, ha affermato che questo «è un test». Quanto alle alleanze ha confermato che non c'è alcun accordo con il Pd e si sta lavorando «a una piattaforma omogenea, che vada oltre le sigle Udc, Fli, Mpa e Api, guardando con attenzione al volontariato e all'associazionismo». Anche da Fli nessuno si sbilancia sullo schieramento in caso di ballottaggio. Carmelo Briguglio dice: «Futuro e Libertà col Terzo Polo in queste elezioni si qualifica come forza del buongoverno. Quello che viene fuori però è che c'è solo un cartello senza un contenuto politico unitario. Fli, Udc e Api sono riusciti a correre uniti solo in 13 città su 134. In molto comuni i simboli dei tre partiti approdano un po' a destra e un po' a sinistra. In 22 Comuni l'Udc è alleato col Pd o Sel e in 48 città ha scelto di correre col Pdl. Fli sta in 22 Comuni col Pdl e in 16 di questi anche con la Lega.

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