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Battaglia tra poteri: la sfida che vale il futuro

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Laprima in cerca di una riconferma in nome della «continuità» per «finire un lavoro cominciato» per il quale «non bastano cinque anni»; il secondo che tenta l'affondo, per «cambiare colore a Milano». La prima ha incentrato il programma sui temi della sicurezza (come l'azzeramento dei campi rom), ma anche sull'assistenza alle famiglie e sull'ambiente dal punto di vista di «sviluppo sostenibile». Molti dei suoi progetti sono legati all'Expo del 2015, conquistata da Milano nel corso del suo mandato. Sull'altro fronte Pisapia promette una città «giovane», aprendo ai «nuovi diritti» di una società moderna (come l'idea del registro per le unioni di fatto), senza dimenticare la trasparenza amministrativa) e l'ambiente. Quanto agli schieramenti: Lega e Pdl a sostegno del sindaco uscente, più un drappello di liste civiche e di partiti e movimenti minori (in tutto 12). Invece da Sel, all'Idv, passando per i radicali (in tutto 8 liste), si arriva al Pd delle cui primarie Pisapia è risultato vincitore. Complessivamente sono nove gli aspiranti sindaco a Milano: oltre alla Moratti e a Pisapia, Manfredi Palmeri per il Terzo Polo (2 liste), l'ex ministro e ex leghista Giancarlo Pagliarini (2 liste), il grillino Mattia Calise per il Movimento Cinque Stelle, Elisabetta Fatuzzo per il Partito dei pensionati, l'ex assessore Carla De Albertis per la lista «La tua Milano», Marco Mantovani per Forza Nuova e Fabrizio Montuori per il Partito comunista dei lavoratori. All'ombra della Madunina, tra l'altro città natale del presidente del Consiglio (che corre da capolista del Pdl), non si gioca solo il futuro amministrativo del capoluogo lombardo. Il test è nazionale, si capisce dalla tensione degli ultimi fuochi della campagna elettorale. E servirà anche a rafforzare alleanze. Come quella interna al Pdl, fra berlusconiani e leghisti, con la Moratti pronta a blindare anche la sua giunta con un vicesindaco del Carroccio su cui ormai nessuno, soprattutto dopo l'apertura di Berlusconi, ha più dubbi. C'è grande attesa anche nei salotti buoni della borghesia di Milano, per capire quanto influirà l'appoggio ai diversi candidati dei cosiddetti poteri forti. Ma non è chiaro come si muoverà l'establishment milanese. Eppure entrambi i candidati sono assai conosciuti nei salotti meneghini. I Moratti sono una delle famiglie che hanno fatto la storia di questa città e Letizia può ad esmepio contare sull'appoggio di Bruno Ermolli, uno tra i più potenti lobbisti del Nord Italia, presidente di Promos, vice presidente della Fondazione Teatro alla Scala, senior advisor di Jp Morgan, componente advisory board di Confcommercio e del Comune di Milano. Pisapia porta invece in dote molti consensi nel mondo universitario e delle professioni: è figlio di Giandomenico, uno dei più importanti avvocati della Milano del dopoguerra, e potrà contare sull'area laico-progressista, ma anche su intere fette dell'ex Democrazia cristiana. Lunedì il verdetto: il Pd spera nel ballottaggio, per Berlusconi la Moratti passerà al primo turno.

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