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"Repubblica" evoca per Silvio lo scenario di piazzale Loreto

Il candidato del centrosinistra a sindaco di Milano Pisapia si rifiuta di stringere la mano alla sfidante, sindaco uscente, Moratti

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Al netto, forse, di quel «più disumano dei modi» sperimentato a Piazzale Loreto, dove venne appeso il cadavere di Mussolini, una spietata Barbara Spinelli ha auspicato ieri su Repubblica che con le elezioni comunali di Milano si chiuda anche l'esperienza politica di Silvio Berlusconi, come finì nel 1945 quella del dittatore fascista. E tra il 1992 e il 1993 anche quella di Bettino Craxi, travolto dalle indagini giudiziarie sul finanziamento illegale della politica. Mussolini, Craxi e Berlusconi: tre uomini accomunati dalla Spinelli nella origine tutta milanese della loro «avventura» e in un «decisionismo distruttivo più che costruttivo». Favoriti tutti e tre da una certa predisposizione di Milano ad essere «terreno fertile per la propaganda antipolitica, non da oggi ma da secoli». Anche di questo il presidente del Consiglio si sarebbe fatto «forte» per i suoi attacchi alla magistratura in questa campagna elettorale agli sgoccioli, formalmente a sostegno del sindaco uscente di Milano Letizia Moratti, in realtà per difendere e tentare di rilanciare la propria leadership nazionale. Che è insidiata non tanto dalle opposizioni, troppo divise tra loro e contraddittorie nelle iniziative politiche e parlamentari, quanto dai processi che da più di diciassette anni la Procura della Repubblica milanese imbastisce contro di lui. Alla magistratura ambrosiana, l'unica evidentemente che sarebbe riuscita a sottrarsi alle tare milanesi prima di Mussolini, poi di Craxi e infine di Berlusconi, la Spinelli riconosce il merito di avere scoperchiato nel 1992 la pentola di Tangentopoli spazzando via tutti i partiti d'allora. Tutti, fuorché il Movimento Sociale italiano – che non essendo stato al potere non aveva avuto forse occasione di lasciarsi corrompere o da imporre tangenti – e il Partito Comunista italiano. Che si sarebbe «sottratto alla corruttela» grazie al ricorso agli aiuti sovietici, generosamente scambiato dall'editorialista della Repubblica per l'unico dei poco commendevoli canali di finanziamento di quella enorme e costosissima macchina organizzativa e finanziaria che era il Pci. L'indulgenza per gli sconti giudiziari, chiamiamoli così, ottenuti dal Partito Comunista in quella falsa svolta morale che furono le indagini dell'inchiesta «Mani pulite» costituisce tuttavia l'aspetto meno grave e inquietante dell'intervento della Spinelli. Allarma di più la carica d'odio che contiene e diffonde abbinando l'inizio e la fine di Berlusconi, e di Craxi, a quella di Mussolini. E tutto ciò mentre il povero presidente della Repubblica Giorgio Napolitano raccomanda ogni giorno civiltà nella lotta e nella polemica politica.

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