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Tragedia sfiorata

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Salvi per miracolo Spontanea la straordinaria catena umana per strappare alla morte donne e bambini

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.Insomma, questa volta si contano i vivi e nessuno sembra mancare all'appello. Quando si pensava che un'altra tragedia stesse per compiersi a Lampedusa, dopo la strage di migranti avvenuta sabato davanti alle coste libiche, è accaduto il miracolo: i migranti, finiti in mare dopo che il loro barcone si era incagliato sugli scogli del porto, sono stati salvati grazie alla catena umana che ha acciuffato i naufraghi nelle acque basse del molo commerciale e li ha posti in sicurezza. Il dramma a lieto fine si è sviluppato all'alba di ieri, alle 4,10 per sicurezza. Scortata dalla motovedette, l'ennesima carretta aveva fatto ingresso nel porto e si apprestava a compiere la manovra d'attracco: ma il timone non ha retto, l'approssimativa meccanica di quel barcone sgangherato ha ceduto quando mancavano pochi metri all'approdo. Nessuno dei migranti, provenienti dall'Africa sub-sahariana e partiti dalle coste libiche, sapeva nuotare. Alcuni sono finiti in acqua dopo l'urto, altri si sono lanciati in mare per paura che la barca potesse capovolgersi; tutti sono stati salvati quando non era ancora giorno, sotto le luci delle fotoelettriche. Frangenti drammatici nei quali è accaduto di tutto: gli uomini delle forze dell'ordine, gli operatori umanitari, semplici cittadini, persino una giornalista si sono lanciati in acqua per portare in salvo i naufraghi, che si aggrappavano a tutto quello che trovavano: cime, salvagenti, pezzi di legno. «È stato un bel lavoro di squadra», ha commentato al termine delle operazioni il comandante della Capitaneria di porto di Lampedusa, Antonio Morana, trattenendo a stento la commozione nel vedere i naufraghi e i soccorritori che si abbracciavano per la gioia sulla bancina. La stessa sulla quale erano presenti gli 800 da poco giunti su un altro barcone. Sono stati loro a raccontare di avere assistito «in diretta» al naufragio dell'altro barcone con 600 migranti avvenuto tre giorni fa davanti alle coste libiche: «Erano davanti a noi, a poca distanza dalla riva: il barcone che era stracarico si è capovolto, forse per una manovra sbagliata, e sono finiti tutti in mare. C'erano moltissimi cadaveri, è stato terribile». I segni della scampata tragedia hanno lasciato il posto a una specie di festa, davanti a quel barcone ancora incagliato tra gli scogl. Nella stazione marittima dove sono stati ospitati i bambini e le donne, gli isolani hanno portato cibo, vestiti, giocattoli e carezze. Per i piccoli Lampedusa era già una giostra: i ragazzi del luogo caricavano a bordo dei loro motorini i piccoli naufraghi, i poliziotti accendevano le sirene per gioco e alzavano le braccia in segno di resa davanti ai bambini che puntavano le pistole giocattolo, appena ricevute, contro gli agenti. Evviva, italiani brava gente. In serata è arrivato il messaggio del Capo dello Stato: «Desidero esprimere sincera ammirazione per le forze dell'ordine e i volontari che hanno salvato centinaia di profughi africani giunti in condizioni disperate nei pressi di Lampedusa. Partono dalla Libia in questi giorni - ha detto Napolitano - imbarcazioni al pericolo del naufragio e della morte, per iniziativa di trafficanti criminali senza scrupoli e nella complicità di autortà irresponsabili. L'Italia sta dando prova di solidarietà e spirito di accoglienza; tocca all'Europa fare la sua parte e operare perchè la Libia si dia un governo consapevole delle sue responsabilità».

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