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Caso Ruby, Milano rispetta il copione

Ruby Rubacuori in discoteca

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Carla Lorenzini Tutto come da copione. La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Nicole Minetti, Emilio Fede e Lele Mora, con l'accusa di induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile per il caso Ruby. Nelle trentasei pagine inoltrate al gup, che dovrà fissare la data dell'udienza preliminare, sono elencati i capi di imputazione («rimasti inalterati», secondo il procuratore Bruti Liberati) e le fonti di prova. Nell'ipotesi accusatoria la Minetti, Fede e Mora avrebbero «adescato» Ruby a 16 anni, nel settembre del 2009, dopo il concorso di bellezza in Sicilia, a Taormina, dove la giovane marocchina era concorrente e il direttore del Tg4 era uno dei giurati. Ruby, secondo l'accusa, per 13 volte tra il 14 febbraio 2010 e il 1 maggio 2010 sarebbe stata pagata in cambio di «atti sessuali» con Silvio Berlusconi, che è già a processo accusato di concussione e prostituzione minorile (prossima udienza il 31 maggio). Inoltre, secondo l'accusa, i tre imputati avrebbero «arruolato» 33 giovani per le feste nella villa del premier ad Arcore articolate in tre fasi: una cena; il «bunga-bunga» caratterizzato da «spogliarelli e balletti erotici»; e la terza fase che sarebbe consistita nella scelta da parte del premier «di una o più ragazze con cui intrattenersi nella notte in rapporti intimi». Un verdetto scontato, ha commentato ieri il direttore del Tg4, perché «la procura di Milano non avrebbe mai smentito se stessa. E credo che anche il gup non smentirà mai un impianto accusatorio basato sulla non verità. Fino a quando non si andrà davanti al Tribunale non ci sarà speranza, io spero nel Tribunale e che si possa accertare la verità processuale in quella sede». Che insiste: «Lo sa anche la procura che io Ruby non l'ho portata ad Arcore: l'ho vista a Letojanni quel giorno di settembre e poi l'ho rivista ad Arcore il 14 febbraio dello scorso anno». Gli avvocati di Fede, Nadia Alecci e Gaetano Pecorella, si sono invece dichiarati stupiti che i pm «non abbiano ritenuto di prendere in alcuna considerazione la richiesta di indagini integrative contenuta nella memoria depositata il 28 aprile». In particolare, nell'istanza difensiva si chiedeva di ascoltare come teste a discarico di Fede un agente dello spettacolo che, per primo, incontrò Ruby a Milano e che poi l'avrebbe indirizzata da Mora. La consigliera regionale del Pdl, Minetti, che ha da poco cambiato avvocato sostituendo Daria Pesce con un legale di Rimini, amico di famiglia, si è limitata a commentare: «Era un atto che mi aspettavo. Io resto tranquilla». Quanto all'agente dei vip, Mora, la richiesta di rinvio a giudizio ieri è stata liquidata con un lapidario «male non fare paura non avere».

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