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Silvio si tiene stretto Tremonti

Giulio Tremonti, ministro dell'Economia, e il premier Silvio Berlusconi

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Che abbia voluto realmente lanciare Tremonti come suo successore o che invece, come suggeriscono i tanti maligni, lo abbia tirato in ballo apposta per bruciarlo, Silvio Berlusconi continua nel «gioco» su chi prenderà il suo posto. Dopo le parole mercoledì sera a «Porta a Porta» che hanno scatenato le reazioni del mondo politico, ieri mattina il premier è voluto tornare su quelle dichiarazioni durante una conferenza stampa a palazzo Chigi. Facendo capire che l'investitura televisiva è dovuta anche dalla necessità di blandire il ministro dell'economia per gli attacchi che gli sono arrivati nelle ultime settimane, soprattutto da parte del suo quotidiano di famiglia «Il Giornale». Senza dimenticare che Giulio Tremonti è l'uomo di raccordo con la Lega, quello che in via Bellerio considerano oramai uno dei loro. E in un momento così teso con Umberto Bossi una «carezza» al ministro dell'economia serve. Che poi pensi veramente di lasciare a lui il posto di candidato nel 2013 è comunque tutto da vedere. Intanto ieri, davanti ai giornalisti convocati per spiegare il Documento economico e finanziario appena approvato dal Consiglio dei ministri, il Cavaliere si è lanciato in una sviolinata all'uomo di via XX settembre. «Ha ottenuto il risultato di tenere i conti pubblici in ordine – ha spiegato – Di questo va dato merito a tutti i ministri e in particolare a Tremonti che si è dovuto calare nel ruolo del cattivo e che deve dire no a tutti i suoi colleghi. Un ruolo non facile e lo ringrazio per questo». Poi la spiegazione su quella successione arrivata in tv. «C'era stata un'interpretazione anche eccessiva quando io, partecipando a un incontro con giornalisti stranieri che mi avevano detto di aver avuto con loro il ministro Alfano e che era loro sembrato molto bravo, mi sono vantato di aver messo in campo una ottima squadra di ministri, e non solo di ministri». «Una squadra – ha sottolineato – che può essere, anche domani, una classe dirigente che non veda la presenza di Silvio Berlusconi. Così, visto che dopo aver parlato ho letto delle cose che andavano al di là di quel che avevo voluto significare, rispondendo a una domanda su Alfano ho detto "in primis il ministro Tremonti" perché è la persona che è, che tutti conoscete, stimata in Italia e all'estero e che, con il suo lavoro ha conseguito questo straordinario risultato che chiamo "mission impossible". Quello di tenere in un momento così difficile i conti in ordine». Di sicuro però l'insistenza con cui nelle ultime settimane il premier lancia sempre lo stesso messaggio – quello della stanchezza, della voglia di lasciare la guida del prossimo governo a qualcun altro e intestarsi invece il ruolo di guida del partito – non va sottovalutata. Perché non possono essere tutte dichiarazioni casuali e perché, dopo 17 anni in prima fila e a quasi 75 anni, Berlusconi comincia ad avere davvero voglia di fare altro. E l'idea di fare il padre nobile del centrodestra è anche l'unico modo per gestire in prima persona un eventuale passaggio di consegne, mettendo a tacere tutti i mal di pancia che un metodo del genere, di «investitura», provoca nella coalizione. La manovra del premier mette comunque in agitazione l'opposizione, incapace in questo momento di dare un'immagine credibile di sè, incapace perfino di presentarsi unita sulle mozioni sull'intervento militare in Libia dopo aver cercato di spaccare in tutti i modi la maggioranza. Così Pier Ferdinando Casini – che è stato indicato per anni come possibile successore del Cavaliere – per commentare sceglie la strada del sarcasmo: «Tremonti, così come il ministro Alfano, sono ottime persone, ma quando nel giro di 15 giorni si pensa all'indicazione di due successori diversi vuol dire che qualcosa non funziona. L'unico erede di Silvio Berlusconi ha le iniziali S.B.». Più «immaginifico» il leader del Pd Pier Luigi Bersani che non crede alle parole del premier: «Sentiamo chiacchiere sulla successione, il lunedì Alfano, il martedì è Tremonti e poi magari anche Scajola ha qualcosa da dire. Il populismo è una bicicletta che sta in piedi solo se si pedala. Berlusconi segnalerà un successore al giorno, ma dietro c'è sempre lui». Ma c'è anche chi si «sfila» dal gioco delle possibili successioni, come la figlia del premier, Marina. Il nome della presidente di Mondadori e capo di Fininvest è fra quelli che ogni tanto viene evocato. Ma lei ieri ha smentito per l'ennesima volta di voler subentrare al padre. «Non scherziamo – ha detto in un'intervista a Il Corriere della Sera – ad entrare in politica non ho mai neppure pensato, non sarebbe un ruolo per me, mi piace il mio lavoro e il mio posto è nel gruppo Fininvest. La leadership politica non si trasmette per via ereditaria o per investitura, ciascuno se la deve costruire da sè e conquistare sul campo». Ma non c'è solo il mondo politico che si interroga sul gioco della successione a Berlusconi. Anche gli scommettitori esteri hanno quotato le parole del Cavaliere e al primo posto, ricorda l'agenzia Agipronews, c'è proprio Giulio Tremonti, con 1,75. La sorpresa viene da chi occupa la seconda posizione: per gli scommettitori stranieri c'è il ministro dell'interno leghista, Roberto Maroni, dato a 2,20, mentre Angelino Alfano – due settimane fa fatto salire sul podio del delfino designato proprio da Berlusconi – scivola molto indietro, addirittura dietro a Casini, pagato otto volte la posta scommessa.

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