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Berlusconi: «Non capisco I "non Pdl" sono solo tre»

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.Interdetto. Quasi sconcertato. Silvio Berlusconi non si aspettava per nulla la sortita del presidente della Repubblica. Anche perché era salito al Colle giusto la settimana scorsa e nel corso del colloquio si era anche accennato al rimpasto in arrivo. L'uomo del Quirinale aveva subito stoppato Berlusconi per evitare che entrasse nel merito delle scelte e, magari, potesse fare qualche nome. Forse aveva già in animo di alzare la voce. Ragion per cui il Cavaliere è ancora più infuriato: «È il contrario della stabilità tanto invocata da Napolitano. Non si capisce che cosa vogliono? Che torniamo a chiedere la fiducia? Dall'uscita dei finiani ne abbiamo fatte sette, tutte senza problemi. Dobbiamo fare l'ottava? Facciamola pure», dice il premier a chi l'ha sentito al telefono. Se la prende anche con il fatto che dei nove sottosegretari nominati appena tre non sono stati eletti nelle liste del Pdl alle elezioni politiche del 2008: sono Aurelio Misiti, Bruno Cesario e Riccardo Villari. Comunque Berlusconi sceglie, almeno per il pomeriggio, di non commentare e lasciare che lo facciano i capigruppo Cicchitto, Corsaro, Gasparri e Quagliariello con una nota scritta piuttosto asciutta che riprende i concetti del premier: «Numerosi voti di fiducia, a partire da quello della svolta del 14 dicembre, hanno chiarito il quadro politico, con ripetute verifiche nelle sedi parlamentari. Le nomine di governo sono giunte dopo queste diverse votazioni e nel pieno ed assoluto rispetto delle norme costituzionali e delle prerogative del Capo dello Stato». Più tardi Corsaro si lascia andare: «Dal 29 settembre sono sette i voti nei quali, su questioni politicamente centrali o di fiducia, la maggioranza si è dimostrata tale, con uno scarsissimo apporto di deputati dell'altro schieramento. Dal 29 settembre il risultato è stato di sette a zero per noi. Fra l'altro dovrebbe collaborare a dirimere la questione il presidente della Camera, eletto nelle file della maggioranza e passato poi dall'altra parte». Aggiunge Francesco Storace: «Mi ha incuriosito il richiamo di Napolitano. Se è vero che i governi, secondo una visione non propriamente parlamentarista, devono rispecchiare la maggioranza che è uscita dal voto, come mai questo problema non si è posto quando i finiani hanno fatto un gruppo che al voto non si era presentato?». Berlusconi prova ad andare avanti. Già in mattinata aveva tentato di archiviare le polemiche che ormai divampano tra i Responsabili e nel Pdl. «Le priorità sono la riforma della giustizia, quella dell'architettura istituzionale dello Stato e la riforma tributaria», aveva detto incontrando in mattinata i nuovi sottosegretari.

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