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Cdp socio minore. Esclusa la contro Opa

Parmalat

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Non ci sarà una contro Opa dalla Cassa Depositi e Prestiti e dalle banche che sono ancora al lavoro per costruire una cordata italiana, per strappare Parmalat di mano a Lactalis. Il futuro dell'azienda di Collecchio è definito. Contendere ai francesi il possesso di Parmalat significherebbe sborsare almeno 4,5 miliardi; una cifra troppo alta anche per la Cdp e Intesa SanPaolo che peraltro non hanno ancora trivato un partner industriale. La soluzione quindi che si prospetta è la creazione di un gruppo franco-italiano in cui la cordata italiana avrebbe una posizione di minoranza ma con voce in capitolo, però non vincolante, sui temi strategici. Una soluzione di compromesso auspicata peraltro dal presidente francese Sarkozy e dal premier Berlusconi al vertice di martedì. In fase di ricostituzione del flottante successiva all'Opa, nulla vieta che non possa entrare con una quota anche un partner istituzionale come Cassa Depositi e Prestiti. Ma questo possibile ingresso dipenderà molto dalla posizione dei francesi che potrebbero demoltiplicare l'effetto finanziario ma contestualmente dovrebbero ridiscutere, ad esempio, la gestione della filiera. Su questo punto i francesi hanno dimostrato una certa disponibilità dicendo di voler mantenere in Italia la sede e la concentrazione dell'attività di raccolta. Il presidente della Cdp, Franco Bassanini, ha tenuto a precisare che l'Opa totalitaria di Lactalis «non modifica il progetto per un fondo strategico alla francese. «Altri grandi stati europei, come la Francia e la Germania», afferma Bassanini «già dispongono di strumenti simili: capaci di raccogliere (con la garanzia dello Stato) risparmio privato e di metterlo al servizio del rafforzamento del sistema produttivo e della competitività del Paese». Da Intesa SanPaolo, l'ad Corrado Passera, si limita a dire che «il dossier passa nelle mani del consiglio di amministrazione di Parmalat. L'operazione francese è industriale e di mercato e questo spirito è lo stesso con cui Intesa Sanpaolo aveva iniziato a valutare il dossier con il gruppo Ferrero». Nel mondo agricolo c'è grande preoccupazione. Tre i punti sui quali si attende una risposta dai francesi: il piano industriale, le forniture di latte e il futuro delle strutture industriali esistenti. La Cia-confederazione italiana agricoltori è esplicita: «Non poniamo nessun veto, non è questione di capitali stranieri. L'importante è che vengano difesi i nostri allevatori e il latte italiano». Il presidente di Confagricoltura Mario Guidi esprime il rammarico che «l'imprenditoria agroalimentare del nostro Paese non sembra in grado di trovare le condizioni, anche di supporto finanziario, per mantenere il possesso di questo marchio». Per il presidente della Coldiretti Sergio Marini «è prioritario un progetto industriale che valorizzi veramente il latte e gli allevamenti italiani». Intanto la Consob ha chiesto all'azienda della famiglia Besnier alcuni chiarimenti sull'offerta, tra i quali le principali grandezze economico-patrimoniali del gruppo a fine 2010, le caratteristiche del finanziamento bancario, i criteri utilizzati per la determinazione del prezzo e se esiste l'intenzione di procedere in futuro a una fusione per incorporazione.

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