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Silvio il gran pompiere.

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Quelloche azionava l'acqua non appena vedeva una fiamma che s'accendeva. Al mattino media con Tremonti, nel pomeriggio con il Quirinale, la sera vede Bertone e in mezzo rassicura la sua maggioranza a cominciare dai Responsabili che scalpitano per i posti di governo. Con Napolitano la questione più spinosa. Berlusconi sale al Colle e resta a colloquio quasi un'ora. Riferisce dei colloqui con Obama e Cameron, di come lui non fosse molto convinto dell'intervento militare ma anche di come si sia persuaso che non esiste alcuna altra trattativa possibile. Riconosce quello che è sotto gli occhi di tutti, ovvero che c'è un distinguo all'interno della maggioranza ma assicura che «per mercoledì prossimo sarà trovata una soluzione». Non specifica quale ma è chiaro che il premier e ancora di più il presidente della Repubblica non vogliono che il Paese appaia all'estero diviso su una situazione così delicata e nel momento in cui gli interessi nazionali sono pesantemente minacciati. La soluzione più percorribile resta quella che la settimana prossima non ci sia alcun voto alla Camera e che dunque anche il Pd in qalche modo ritiri o non insista perché l'Aula si esprima. La maggioranza potrebbe non presentare alcun testo visto che fa fede il precedente voto della Camera e non è necessario che Montecitorio si esprima di nuovo. Resterebbe in piedi quella dell'Italia dei Valori che verrebbe bocciata da tutti gli altri partiti. Se non si riuscisse a trovare questo generale accordo tra maggioranza e quasi tutta l'opposizione è possibile che si decida di andare comunque ai voti su un testo molto soft e vago anche se poco dopo l'incontro al Quirinale il leghista Salvini ha subito criticato Napolitano lasciando intendere che un accordo è ben difficile da trovare. Nel corso del colloquio al Colle si parla anche di sottosegretari ma Napolitano ferma subito Berlusconi e gli fa sapere di non voler conoscere nomi o forze politiche perché questo attiene a una scelta del governo. Nella nota finale si fa riferimento alla questione delle prossime nomine previste per la settimana prossima e questo serve a calmare le ire dei Responsabili perché il Cavaliere fa sapere di essere intenzionato a colmare subito le posizioni lasciate scoperte dai finiani e da coloro che hanno lasciato il governo e contestualmente di approvare una legge per ampliare l'esecutivo. Poi c'è la questione Tremonti. Un articolo del Giornale lo dipingeva come l'aizzatore della Lega contro Berlusconi. Ma il premier non vuole rotture ora, considera quella delle amministrative una partita troppo decisiva e così fa diramare un comunicato con il quale afferma: «Riconfermo la mia piena fiducia nel ministro Tremonti e debbo perciò nella maniera più assoluta smentire il Giornale di oggi (ieri, ndr)». E rilancia: «D'altronde proprio oggi, alla Camera, come tutti sanno, abbiamo approvato il Documento Economico Finanziario che reca la sua firma con la mia. Subito dopo porteremo avanti il lavoro che Giulio Tremonti e i ministri competenti stanno preparando sul terreno delle politiche reali. Inoltre - sotttolinea il premier - Tremonti è impegnato con me a ritrovare con la Lega i termini di un comune impegno politico anche sulla politica estera». In serata incontro con Bertone presso l'ambasciata italiana alla Santa Sede. L'occasione è il tradizionale ricevimento in onore di Benedetto XVI anche se si finisce per ricordare il suo predecessore Giovanni Paolo II. Berlusconi e Bertone si sono intrattenuti a colloquio per poco più di mezz'ora. Un appuntamento dal valore più che simbolico.

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