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Roberto Lassini non può essere cancellato dalla lista del Pdl alle Comunali di Milano.

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Adessolo scontro sulla vicenda è tutto al femminile: Daniela Santanchè contro Letizia Moratti, che su questo incassa l'appoggio della Lega Nord, ma non di tutto il Pdl. Secondo il deputato Giorgio Stracquadanio, infatti, il sindaco ha fatto un «gravissimo errore politico». In mattinata, Letizia Moratti ha ripetuto che il caso Lassini è «chiuso» perchè c'è una sua lettera di «dimissioni irrevocabili» dalla lista del Pdl. Ma proprio Stracquadanio ieri mattina è andato con l'eurodeputato Paola Frassinetti in qualità di titolare della lista del Pdl alle prossime comunali all'ufficio elettorale di Milano per presentare la lettera di dimissioni dalla candidatura firmata da Lassini. E i funzionari comunali hanno opposto un rifiuto sulla scorta di quanto già reso noto nei giorni scorsi dal Viminale. «Non è colpa mia se non sono stato tolto dalla lista - ha commentato Lassini -. Io rispetto il sindaco Letizia Moratti ma chiedo rispetto anche per le vittime della giustizia». L'ex sindaco di Turbigo è stato, infatti, arrestato nel 1993 per concussione e in seguito assolto. Ad essere più esplicita è stata Daniela Santanchè per dire che «l'unico giudice del comportamento di Lassini sono gli elettori visto che le preferenze consentono ai cittadini di premiare o punire un candidato. Mentre una censura dall'alto mi pare molto poco democratica». «Il caso è chiuso - ha aggiunto -, ma nel senso che a decidere saranno i milanesi». Però la Lega si è schierata con il sindaco. «Fra Moratti e Santanchè - ha detto il capogruppo Matteo Salvini - io personalmente scelgo il sindaco, perchè si è impegnato a riportare la campagna elettorale su Milano e sui suoi problemi reali. Se Lassini fosse una persona seria, dovrebbe rinunciare alla carica se anche venisse eletto. Ma sono certo che non prenderà nemmeno un voto». In ogni caso, Barbara Ciabò di Futuro e Libertà ha proposto a tutti i candidati di firmare un patto d'onore perchè nessuno degli eletti entri in aula finchè Lassini non si è dimesso. E Italo Bocchino, vicepresidente di Futuro e Libertà, rincara la dose: «Sui manifesti che accusano i magistrati di essere brigatisti la Moratti mente sapendo di mentire. Il ritiro di Lassini è una bufala e la struttura del premier è già scesa in campo per eleggerlo con moltissime preferenze, come dimostrano la telefonata di solidarietà del premier e la sponsorizzazione del Giornale di proprietà di Berlusconi». «Se la Moratti fa sul serio - continua Bocchino - pretenda il ritiro ufficiale della candidatura, come prevede una vecchia sentenza della Corte Costituzionale, altrimenti dica con chiarezza che cerca i voti di chi addita i magistrati al pubblico ludibrio». «La Moratti anzichè indignarsi ammetta di essere la rappresentante della linea Berlusconi-Lassini, linea non condivisibile neanche turandosi il naso – conclude – Questa, infatti, è un'ulteriore ragione che ci allontana dalla Moratti, che per noi sarà impossibile da votare al ballottaggio, anche perché siamo nati per aprire le narici ad aria nuova e non per turarle dinanzi all'aria stantia del vecchio sistema dei poteri economici milanesi». Il candidato sindaco del centrosinistra, Giuliano Pisapia, ha parlato di un «Pdl diviso su tutto» e il vicepresidente milanese dell'Anpi, Roberto Cenati, ha voluto ricordare i magistrati uccisi dalle Br durante le celebrazioni per i caduti della Resistenza. Chi spera nella fine delle polemiche è proprio il premier. «Il presidente Berlusconi vuole che le polemiche finiscano il prima possibile e che tutto il partito si impegni per vincere a Milano» ha raccontato un alto dirigente del Pdl. «Certo - ha aggiunto lo stesso esponente del Pdl - se poi mi chiede se al presidente farebbe piacere che Lassini ottenesse tanti voti, non posso negare che sia così visto che rappresenterebbe uno "schiaffo" degli elettori alla procura milanese».

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