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L'ultima di Fini, attacco ai deputati

Gianfranco Fini

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Tocca le corde dell'orgoglio e della «distinzione» dai vecchi compagni di strada Gianfranco Fini, intervenuto nella convention all'americana promossa dai giovani di Futuro e Libertà a Bari. E soprattutto calca la mano sulla scelta alternativa del nuovo partito rispetto alle vecchie «geometrie esistenziali», non risparmiando strali velenosi per gli esponenti che - dopo una iniziale adesione entusiastica - stanno alla chetichella rientrando nel Pdl. Il passaggio del discorso, pronunciato su una piattaforma azzurra modello Obama, circondato dai cinquecento giovani di Generazione Futuro, è sferzante nei confronti dei transfughi: «Qualcuno è tornato nel gregge belante perché preoccupato di non essere deputato. Altri, con la testa rivolta indietro, guardano al governo Berlusconi-Scilipoti. Ma non sono cose che devono preoccuparci». Fini lancia messaggi forti da una piazza, quella del capoluogo pugliese, a cui deve molto: qui il Richelieu del Msi, Pinuccio Tatarella, iniziò a tessere le trame che lo portarono ad essere leader di una destra di governo e sempre in questa terra raccolse i primi successi nelle amministrative del 1993. Circondato dal suo stato maggiore - da Italo Bocchino a Fabio Granata, da Benedetto Della Vedova a Roberto Menia - il presidente della Camera attacca il premier Silvio Berlusconi su lavoro, immigrazione, Europa e giustizia, tracciando una linea che allarga il solco dal Pdl in vista delle prossime consultazioni amministrative: «Berlusconi non perde occasione per dimostrare l'ossessione che ha nei nostri confronti. Ma è possibile che se non contiamo nulla non perda spunto, tra le tante barzellette tristi che racconta, di dire che tutto quello che accade è colpa nostra?». Sulla giustizia il refrain è lo stesso: «Il garantismo vero è: mai più un innocente in galera. Il garantismo peloso, caricaturale che intende lui (Berlusconi ndr) è: mai più un colpevole condannato. È questa la cosa che gli sta a cuore, non le difficoltà dei giovani precari». La base giovanile apprezza l'approccio «barricadero» di Fini. E lui attacca: «Infischiamocene di quelli che dicono che siamo andati a sinistra: non possiamo permettere che le battaglie importanti come quelle per la legalità e per il lavoro automaticamente passino come battaglie del centrosinistra perché a destra non si fanno». Ne ha anche per la Lega («La Padania non esiste e noi paghiamo l'euroscetticismo dei seguaci di Bossi») e per gli ex An che non l'hanno seguito nella nuova avventura: «Ma quanta tristezza fanno quegli amici che ora difendono l'indifendibile». Salvatore Tatarella, europarlamentare di Fli, decritta così il messaggio inviato dal forum barese: «Noi siamo impegnati a costruire una alternativa all'attuale centrodestra, e qualcuno forse non aveva ben capito il progetto. Non è un problema di etichette».

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