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La Russa "censurato" Ma al Pd non basta

Ignazio La Russa

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Ignazio La Russa stavolta è calmo. Incassa con serenità la lettera di censura sul suo comportamento in aula venerdì scorso e sul presunto «vaffa» al presidente della Camera ma ci tiene anche a spiegare i motivi del suo nervosismo. Una giustificazione – anche se il ministro ammette di aver sbagliato – che si muove su due piani. Quello più personale – la lacerazione con il mondo di An nel quale è cresciuto – e il fatto di essere stato quel giorno insultato proprio davanti a Montecitorio. «Non ho difficoltà ad ammettere che in questi ultimissimi mesi il La Russa che si conosce da anni – ha raccontato ai cronisti in Transatlantico – il mediatore, quello che non litiga, quello che da vicepresidente della Camera nel 1994 si mosse per non far litigare destra e sinistra, il La Russa che rinuncia a mettere la mini naja per non dividere il Parlamento, quel La Russa era cambiato perché non aveva ancora metabolizzato tutto quello che è avvenuto nel mio mondo». «Quella rottura – ha proseguito – mi ha procurato nervosismo e ammetto che gli ultimi tempi sono stati quelli in cui sono stato più nervoso in tutta la mia vita politica. Ho dovuto metabolizzare la rottura con Fini. Ho dovuto elaborare la rottura». Ma La Russa ha voglia anche di spiegare il suo stato d'animo di fronte alla contestazione. «Non crediate che sia stato uno scherzo il fatto di vedermi gridare dalla folla "Ladro! Ladro!". Per uno come me che ha passato gli anni di piombo senza ricevere neanche una condanna e gli anni della corruzione ambientale senza che mi venisse mossa una sola accusa, essere maltrattato dalla folla organizzata, in quel modo, non è stato proprio divertente. Per cui, lo ammetto, quando sono tornato in Aula ero piuttosto alterato». «Comunque – è la sua conclusione – è stato davvero un errore aver applaudito Franceschini in quel modo. Io non mi sottraggo mai alle mie responsabilità». La lettera di censura è stata votata ieri mattina dall'ufficio di presidenza e approvata a maggioranza. Ma con qualche malumore nell'opposizione, perché mentre il centrodestra ha sostenuto la proposta dei deputati questori, il centrosinistra al voto si è spaccato: Silvana Mura di Idv ha votato contro, Rocco Buttiglione e Renzo Lusetti dell'Udc e Donato Lamorte di Fli si sono astenuti e Rosy Bindi e Giampaolo Bocci del Pd sono usciti dalla sala per non partecipare alla votazione. Una scelta, hanno spiegato, dettata dalla loro non condivisione della proposta dei questori e per venire incontro al presidente Fini che aveva chiesto massima coesione. Ma l'atteggiamento assunto da due esponenti del Pd non sarebbe piaciuto al questore di opposizione, Gabriele Albonetti. «Riteniamo la proposta dei questori riduttiva – ha spiegato Renzo Lusetti – ma per rispetto alla situazione che c'è stata e che ci sarà questa settimana abbiamo deciso di astenerci per rasserenare il clima». Soddisfatto il Pdl: «Era l'unica sanzione possibile con il regolamento attuale», ha detto Gregorio Fontana del Pdl. Ma nel pomeriggio l'opposizione è tornata all'attacco. «Il ministro La Russa avrebbe dovuto avere, come membro della Camera, oltre che del governo, l'interdizione almeno dalla partecipazione al voto. Siamo peraltro in assenza di scuse», ha spiegato Rosy Bindi aggiungendo che la censura è «troppo poco»; anche perché «comportamenti come quello di La Russa fanno scattare processi emulativi». Ma, mentre in Transatlantico si registrano mugugni nel Pd, il capogruppo Dario Franceschini getta acqua sul fuoco: «Io credo che la censura proposta dai questori sia un atto forte», sostiene. Durissima, invece, l'Idv: Silvana Mura parla di «presa in giro», mentre per Massimo Donadi «la sanzione irrisoria comminata a La Russa è un vero e proprio atto di codardia da parte dell'ufficio di presidenza. Stavolta però il ministro non ha voluto alimentare ulteriori polemiche: «Quella dell'ufficio di presidenza è una decisione che rispetto. A cui risponderò se non altro per assumermene le responsabilità delle cose che ritengo sia giusto contestarmi. Ma se ci sono altre cose che ritengo non giuste preciserò e metterò i fatti in fila». «In questi giorni – ha concluso – per abbassare i toni non sono andato in tv e non ho rilasciato interviste sebbene me ne avessero chieste tante. Addirittura domani avevo prevista una conferenza con la stampa estera che ho rinviato di una settimana».

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