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I pm: "Processate Berlusconi"

Berlusconi in tribunale

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«Bisogna processare Silvio Berlusconi e gli altri undici imputati». Parte da una premessa che è già anche una conclusione il pm Fabio De Pasquale, che con Sergio Spadaro rappresenta l'accusa nel processo Mediatrade. Bastano circa tre ore ai pubblici ministeri milanesi per illustrare al gup Maria Vicidomini, nell'aula dell'udienza preliminare, perché il premier e gli altri undici indagati, tra i quali Fedele Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi, devono finire alla sbarra. Il premier deve andare a giudizio «per frode fiscale (fino al 2009, ndr) e appropriazione indebita (fino al 2006, ndr)». Il rappresentante dell'accusa non ha dubbi: «Berlusconi agì da socio occulto di Frank Faruk Agrama, intermediario dei diritti tv con le major americane, anche quando era presidente del Consiglio». Le società del Biscione, insomma, avrebbero rinunciato a trattare i diritti televisivi direttamente con le majors e avrebbero affidato l'incarico a un egiziano diventato cittadino americano, Agrama appunto. L'uomo avrebbe comprato i diritti per rivenderli alle società di Berlusconi a prezzi enormemente gonfiati allo scopo di sottrarre denaro da Mediaset, metterlo all'estero e privarlo così dalla disponibilità di azionisti e fisco. Questa la tesi della procura. E non è tutto. De Pasquale va oltre: la frode di Berlusconi, contestata fino al 2009, «a quanto ne so potrebbe essere ancora in corso». «Cambiano i manager che si occupano dei diritti tv, ma non cambia nulla», aggiunge la toga milanese, secondo cui per acquistare diritti tv in sovrapprezzo e creare fondi neri sarebbero stati utilizzati anche soldi di Publitalia. Berlusconi - papà e figlio - avrebbero «sulla base di una falsa rappresentazione nelle scritture contabili obbligatorie di Mediatrade e Rti (società del gruppo) indicato nelle dichiarazioni consolidate di Mediaset elementi attivi inferiori al reale». De Pasquale in aula insiste sul rinvio a giudizio dello stesso Agrama (per appropriazione indebita) e di Fedele Confalonieri (per frode), ma si tratta di accuse infondate per il professor Alessio Lanzi, legale del presidente di Mediaset che ha chiesto il proscioglimento del suo assistito «perché il fatto non può sussistere. La norma non prevede si possa addebitare reato fiscale alla società consolidante». Il pm lamenta anche ostacoli alle indagini: «C'è stata un'attività di ostruzione sulle rogatorie, aspettiamo risposte ancora da Hong Kong, Usa e Irlanda e, se non ci fosse la legge ex Cirielli, Mediatrade non sarebbe stata separata dal processo Mediaset». Il gup deciderà probabilmente nell'udienza del 30 maggio se mandare a processo Berlusconi e gli altri imputati. Intanto, puntuale come sempre, c'è già - e siamo solo all'udienza preliminare - chi chiede le dimissioni del Cav. «In un Paese normale un presidente del Consiglio rinviato a giudizio per capi d'imputazione così gravi si sarebbe dimesso immediatamente. In altre nazioni, per molto meno, ministri e capi di governo hanno spontaneamente lasciato l'incarico», tuona Leoluca Orlando, portavoce dell'Idv. E pensare che la legge - cui l'Idv dice di essere tanto affezionato - usa la formula «innocente fino a prova contraria».

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