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"Bossi, basta furbate. Ci giochiamo il governo"

Il vicecapogruppo del Pdl al Senato Gaetano Quagliariello

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«Siamo di fronte a una sfida epocale. Non è il momento di furbizie. E nemmeno di guerre fratricide. Rischiamo di perdere la nostra legittimità a governare. Chi non capisce il problema che abbiamo di fronte o è affetto da provincialismo o è un irresponsabile». Gaetano Quagliariello arriva nella redazione del Tempo in jeans e maglioncino blu. Parla piano, come suo solito. Ma le parole del vicecapogruppo del Pdl al Senato sono gonfie di preoccupazione per il momento delicato. Quanto mai delicato e rischioso per il governo stesso, visto che è costretto ad affrontare un'emergenza esplosiva. I suoi ragionamenti, dunque, sanno di appello a darsi una calmata. Poi sbotta: «Fermiamoci, fermiamoci tutti». Senatore, è un appello soprattutto rivolto alla Lega? «Mi rivolgo a tutti. Per ragioni geografiche, storiche e economiche l'Italia è il Paese più esposto di fronte a questa emergenza di dimensioni epocali. È il momento di restare uniti e di mettere da parte furbizie». La Lega deve provare ad essere meno furba? «La Lega è una forza di governo che ha dato prove di grande lealtà. Ora non può pensare di fare uno spot elettorale lungo un mese e mezzo». A quale spot si riferisce? «Non si può immaginare che il problema che abbiamo di fronte, che rischia di essere ben più ampio dell'esodo che si verificò al tempo della guerra del Kosovo, si possa risolvere tenendo gli extracomunitari in tendopoli site solo al Sud. Non si fa nemmeno un buon servizio al Nord se da quelle tendopoli scappano, prendono d'assalto i treni e si trasferiscono in alta Italia dove vi sono più opportunità… E d'altro canto non si può pensare che il Pdl possa pagare un prezzo elettorale, contemporaneamente, a nord e nella parte meridionale del Paese». D'accordo, e allora come si fa ad uscire da questa situazione? «Berlusconi, come al solito ci sta mettendo la faccia. Domani (oggi, ndr) sarà a Tunisi. Dobbiamo sperare che riesca ad avere garanzie anche se lì il governo è troppo debole per offrirle. Poi, valutate le conclusioni della missione, dobbiamo coinvolgere l'Europa. L'Italia fin qui ha fatto la sua parte. Ora dobbiamo fare in modo che anche l'Europa faccia la sua». L'Europa? E come? «Pretendendo che ciò che è scritto nell'ultimo documento dei ministri degli Esteri - l'impegno ad affrontare insieme l'accoglienza a quanti arrivano dall'Africa del Nord e l'azione comune al pattugliamento del Mediterraneo – da parole si trasformi in fatti». Tutto ciò però non sta accadendo... «Una risposta a tale inerzia potrebbe consistere nel concedere permessi umanitari di tre mesi a coloro che sono già entrati in Italia». Una soluzione non consentirebbe più a nessun nostro confinante di attuare gli attuali respingimenti alla frontiera, come sta accandendo adesso a Ventimiglia... «Diciamo che se l'Europa non comprende le parole quello potrebbe essere uno strumento di pressione. Se n'era parlato nell'ultimo tavolo tecnico, può essere una misura da attuare». Senta senatore, quello che appare chiaro è che mentre la Lega ha una linea netta, il Pdl sembra ondeggiare, tentennare. È così? «Non è così. Il Pdl ha attuato una politica che ha dato grandi risultati. Ed era quella degli accordi con i Paesi del nord-Africa: con la Tunisia, con la Libia, soprattutto, visto che Gheddafi aveva un ruolo di dominus nella sponda sud del Mediterraneo. Ora è evidente a tutti che questo quadro è mutato e bisogna varare una nuova politica». Intanto neanche il Pdl sembra vivere un momento di grande serenità. «L'unità del partito non è in discussione». A guardare le immagini dell'ultima settimana non si direbbe. «Guardi, la storia del Parlamento nei 150 anni di unità è piena di momenti di tensione, di discussioni accese. Nessuno si stracci le vesti perché nessuno può presentarsi nei panni di un'educanda. L'importante è sedare guerre fratricide. In questa fase storica l'imperativo categorico è trovare una nuova politica che ci consenta di vincere tutti insieme».

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