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Carri armati a Daraa Le mancate promesse di Bashar Assad

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Ierila folla ha manifestato davanti al palazzo di giustizia a due chilometri dal vecchio centro, dove circa 1.200 persone hanno organizzato un sit-in nella moschea di Al Omari. La risposta del governo è stata dura. Domenica era stata promessa la fine dello stato d'emergenza in vigore dal 1963, ma quanto accaduto ieri dimostra che il regime non ha intenzione di cambiare linea. La polizia ha sparato sui manifestanti a Daraa e occupato le piazze di Latakia, città d'origine della famiglia Assad al potere da oltre 40 anni. La Siria attende col fiato sospeso il discorso alla nazione che Bashar Assad dovrebbe tenere entro domani. Al presidente si è appellato anche il Parlamento per voce del primo ministro Mohammed Habash che, durante una seduta notturna, gli ha chiesto di riferire presto in aula per illustrare le riforme annunciate in tv dalla sua super-consigliera Bouthaina Shaaban. Tra i provvedimenti promessi spiccano la revoca dello stato d'emergenza in vigore da 48 anni - come chiesto a gran voce dalla piazza - e la riforma della legge sui partiti e sui mezzi d'informazione. Dopo 24 ore di mistero, la polizia ha rilasciato i due giornalisti della Reuters scomparsi durante il fine settimana in Siria mentre seguivano le manifestazioni popolari di protesta: liberati dalle autorità siriane, sono tornati a Beirut, in Libano, dove vivono.

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