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«L'ex presidente nasconde qualcosa»

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«C'èpiù di una cosa che non torna in questa vicenda della 41bis. Non posso pensare che Scalfaro non sapesse e comunque se sapeva è altrettanto inquietante. Quello che mi meraviglia è il grado di omertà che si registra in certa stampa su questo scandalo colossale». Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl va dritto al nocciolo della questione su «quei suggerimenti di addolcire il carcere duro ai mafiosi». E rivendica di essere stato «il più tenace nel mondo politico nel denunciare questa vicenda sin dall'inizio». Cos'è che non quadra in questa vicenda? «C'è una sorta di timore reverenziale da parte di certa stampa e del centrosinistra verso i protagonisti di quegli anni, ovvero Conso, Scalfaro Mancino, Ciampi e Amato. Ritengo inaccettabili dichiarazioni quali "non so" o "non ricordo". Si dice che Ciampi potrebbe non sapere nulla ma un'ipotesi di questo genere sarebbe altrettanto grave. Se non fosse stato informato vuol dire che c'era una direzione oscura del governo che agiva all'insaputa dei massimi livelli istituzionali». Una sorta di governo parallelo? «Una gestione esterna al governo. Una cosa inquietante. Ci sono poi i riscontri di quei sacerdoti. C'è chi sostiene che gli attentati a San Giovanni e a San Giorgio al Velabro siano stati quasi un segnale perchè qualche cappellano delle carceri aveva auspicato l'attenuazione del rigore carcerario. Questi sacerdoti erano indubbiamenti mossi da spirito umanitario ma diversa era la posizione di Scalfaro. L'ex presidente era dentro gli argomenti della sicurezza. Quando Parisi si dimise nell'estate del '94 prima di andare dal premier, parlò con Scalfaro. Ciò dimostra il legame strettissimo tra i due. Era impossibile che cancellassero il carcere duro senza che il capo della polizia forte e autorevole ne sapesse nulla». Quindi Scalfaro, secondo lei, era a conoscenza della presunta trattativa tra lo Stato e la mafia? «Le nuove rivelazioni dimostrano che almeno in alcune vicende determinanti ebbe un ruolo importante. Ai magistrati di Palermo ha detto di non aver avuto alcun ruolo nella questione dell'avvicendamento ai vertici del Dap in quegli anni. Invece si è occupato della nomina all'amministrazione penitenziaria di Capriotti, sostituto di Amato, come testimonianze chiare confermano. È stato poi lo stesso Capriotti a redigere documenti che suggerivano l'attenuazione del 41 bis. Scalfaro non ha quindi detto tutta la verità».

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