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Il Raìs agli insorti: "Potrei lasciare"

Il leader libico Muammar Gheddafi

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Muammar Gheddafi avrebbe proposto agli insorti le dimissioni. È giallo sull'offerta di dimissioni rivelata dalla tv Al Jazeera. L'idea del Colonnello sarebbe quella di convocare una riunione del Congresso del Popolo, il Parlamento libico, nella quale si farebbe da parte in cambio di adeguate garanzie. Una specie di salvacondotto. Ma i ribelli avrebbero rifiutato. Intanto uno dei suoi figli, Saadi Gheddafi, ha detto alla televisione araba al Arabiya che la Libia precipiterà nella guerra civile se suo padre lascerà la guida del Paese, come pretendono i ribelli che controllano parte del Paese. Saadi, in un'intervista alla rete satellitare araba, ha affermato anche che la Libia diventerà una nuova Somalia e che le tribù cominceranno a combattere le une contro le altre. Ieri intanto un portavoce del governo libico, Abdel-Majid al-Dursi, ha smentito le voci di un tentato omicidio ai danni del colonnello Muammar Gheddafi, definendole «pettegolezzi infondati».  Le voci si erano diffuse domenica, quando i residenti della capitale Tripoli erano stati svegliati prima dell'alba da una serie di spari. Mentre scontri e combattimenti per il controllo del territorio sono proseguiti anche ieri, i ribelli hanno dichiarato che si riorganizzeranno e che si doteranno di armi pesanti, dopo che domenica le forze leali a Gheddafi avevano colpito i rivoltosi con artiglieria e razzi, per fermare la loro rapida avanzata verso Tripoli. Mohamad Samir, colonnello dell'esercito che combatte con i ribelli, ha confessato che le sue fila necessitano di rinforzi dopo il duro colpo subito nella giornata festiva. I combattimenti di domenica sembrano l'inizio di una nuova fase nel conflitto, dopo che il regime di Gheddafi ha scagliato le sue forze aeree contro i ribelli. Il pesante ricorso agli attacchi aerei segnala la preoccupazione del regime di fronte all'avanzata verso Sirte, città natale di Gheddafi e sua roccaforte. In base a una serie di testimonianze, ieri pomeriggio le forze di Gheddafi hanno lanciato nuovi attacchi aerei sui ribelli nel centro petrolifero di Ras Lanuf, in mano ai dissidenti, nell'Est della Libia. Ieri c'era già stata un'offensiva sulla città da parte degli aerei del Raìs, che non aveva causato feriti. «Gli ordini sono di restare qui e sorvegliare la raffineria, perché il petrolio fa girare il mondo», ha detto il ribelle Ali Suleiman. Dal canto suo, la portavoce dell'Organizzazione internazionale per la migrazione, Jemini Pandya, ha detto oggi che più di 213mila lavoratori stranieri sono fuggiti dalla Libia e centinaia di migliaia di altri stanno provando a lasciare il Paese. Intanto si combatte in numerose zone e Gebril Hewadi, un medico dell'ospedale Al-Jalaa di Bengasi, in Libia, è riuscito a comunicare che 30 persone sono state uccise e 169 ferite tra i ribelli negli ultimi tre giorni di scontri nei pressi del porto di Ras Lanouf. E, anche in questa guerra, si registra una nuova gaffe americana: complici i microfoni di una televisione in Afghanistan, il generale David Petraeus, comandante delle truppe Usa e Nato nel Paese, e il ministro della Difesa, Robert Gates sono stati beccati a scherzare sull'ipotesi di un attacco Usa in Libia. «Bentornato Signore, come vanno le cose», ha chiesto Petraeus ricevendo Gates all'aeroporto di Kabul. «Penso - ha aggiunto ironizzando - che avrà più pensieri del solito... state per lanciare una sorta di attacco contro la Libia o qualcosa del genere, vero?». «Sì, esattamente così», ha replicato il n.1 del Pentagono. Lo scambio di battute rischia di causare nuovi problemi agli Stati Uniti che finora erano stati molto attenti a calibrare ogni affermazioni su un eventuale intervento in Libia.

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