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L'uso improprio delle donne

Festa della donna

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Sole tagliente che illumina le palline gialle e profumate della mimosa. Riecco l'Otto marzo, giorno di festa che nasce dalla tragedia e dalla lotta, dal sacrificio delle donne che si sono battute per spianare la strada alle giovani d'oggi che non ne sentono alcun bisogno. Una festa nata dalla paura e dal dolore delle donne, dalla voglia di esistere e dall'insofferenza all'ingiustizia, dalla voglia di sorridere come sorridevano nel '46, le ragazze dell'Udi che «inventarono» il simbolo della giornata scegliendo quei piccoli fiori dorati, che dilagano lungo le strade a primavera e costano poco, una scelta che gli anni avrebbero reso tradizione consolidata e allegra. A trasformarla in una fiera, mimosa a grappoli, regalini e pacche sulle spalle, hanno pensato poi stuoli di uomini ansiosi di neutralizzare la minaccia, piccola o grande non importa, che quei fiori portavano con sé. Quegli stessi maschi (53%) che ancora oggi sostengono che essere donne in Italia è molto più difficile che essere uomini, ma, ottimisticamente, sono convinti che tra 20 anni la situazione cambierà. Ma tra chi ritiene che ci siano buone ragioni per festeggiare e chi lo ritiene inutile, quest'anno a snaturare la ricorrenza e renderla «politically incorrect» ci pensa il comitato «Se non ora quando» che dopo il 13 febbraio oggi farà il bis in piazza. E se il martedì grasso «omnia licet», appare chiaro che, nell'anno del bunga bunga, le donne colte, determinate, ambiziose, anziché ritrovarsi per parlare del famoso «soffitto di cristallo» che frena le donne o per chiedere meno mimose e più quote rosa, scendono in piazza per chiedere ancora una volta a Berlusconi di dimettersi. A strumentalizzarle ci pensa ancora una volta il centrosinistra, a partire dal PD, che ha scelto proprio l'otto marzo per consegnare le firme della petizione nazionale (anche questa molto carnevalesca) pro-dimissioni. Un fiocco rosa sarà il simbolo della manifestazione che dimostra quanto sia forte il «protagonismo femminile», quanto la politica è tornata nelle mani delle donne... Scusate, ma quando mai è stata in mano alle donne la politica se stiamo ancora a parlare di quote rosa? Ma perché le donne proprio oggi decidono di fare una manifestazione contro il premier e il suo governo strumentalizzando esse stesse una ricorrenza, senza rendersi conto che la dignità e la parità femminile sono valori troppo grandi per piegarsi a interessi di parte? Perché non evitiamo le solite rivendicazioni sessiste e ribadiamo che non vogliamo essere uguali agli uomini, ma vogliamo tenerci femminilità, sensibilità, talento per fare come e meglio dei maschi? Perché non rivendichiamo rispetto proprio per essere diverse dagli uomini? Perché non evitiamo di farci usare impropriamente dagli uomini? Ai quali diciamo chiaramente che non ci serve un giorno di festa perché loro si mettano a posto la coscienza, perché sappiamo bene che anche con un ramo di mimosa, oggi per noi sarà come domani e come ieri, uno dei tanti giorni in cui essere donna è un mestiere in più. Da conquistare, da soffrire. Da festeggiare, per protesta o per orgoglio, consapevoli che Festa della Donna significa dirci ancora una volta che, per carità, non di un fiore una volta l'anno abbiamo bisogno, ma di dignità e considerazione per un anno, una vita, una storia intera.

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