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Offensiva dei lealisti con aerei e carri armati

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InLibia si combatte ancora. Ieri le truppe fedeli a Gheddafi hanno lanciato una controffensiva verso Est per riconquistare Marsa Brega, 700 km a est di Tripoli, e sede del secondo complesso petrolchimico per importanza del Paese. La battaglia ha lasciato sul campo 4 morti e 23 feriti accertati, ma il bilancio complessivo sarebbe più pesante, con 14 morti. Lo scontro è iniziato alle 6.30. Le forze di Gheddafi, appoggiati da carri armai e armi pesanti, hanno attaccato all'alba e si sono impadroniti rapidamente dell'aeroporto, di un terminal petrolifero e dell'università della città, che e' quella più occidentale in mano agli insorti (200 chilometri a sud-ovest dal quartier generale degli insorti, a Bengasi). Nel corso della mattinata, le forze di Gheddafi sembravano aver ripreso il controllo dei punti strategici. A quel punto però i combattimenti si sono estesi anche al centro della città: nel tardo pomeriggio 250-300 miliziani filo-regime si contrapponevano agli insorti rischiando di essere accerchiati da forze apparentemente più consistenti ma peggio armate. A metà pomeriggio un aereo ha sganciato due bombe sulla città, mentre le persone a terra sparavano e gettavano tutto quel che potevano contro il velivolo. Ma nella città si è combattuto per ore. Alla fine gli insorti hanno detto di aver finalmente sospinto gli uomini di Gheddafi fuori dall'abitato. E in serata gli insorti assicuravano di avere prevalso. Tuttavia poco dopo l'annuncio, mentre decine di uomini si erano radunati in una piazza nei pressi dell'ateneo per festeggiare la vittoria, sparando in aria, un jet da combattimenti ha lanciato due missili contro di loro. L'attacco non ha causato vittime ma scavato due crateri in strada. Intanto si contano i morti di una giornata di scontri. Un medico in un ospedale dell'area ha detto alla Cnn che ci sono state quattro vittime; e anche un giornalista della France Presse, in uno degli ospedali di Brega, ha visto i corpi insanguinati di quattro giovani in un obitorio. Al Jazeera afferma che l'opposizione al regime controlla gli impianti per il gas ed il petrolio, e sarebbe questa la ragione principale che ha dato il via all'attacco. Marsa Brega è un centro strategico, e non solo per il petrolio libico: collocata a metà strada tra Sirte, la città natale di Gheddafi, e Bengasi, fa da «confine» tra le aree controllate dalle tribù vicine al rais e quelle in mano agli insorti. Violenti scontri a fuoco anche nella città di Ajdabiya, in Cirenaica, a 130 chilometri da Bengasi. Secondo al-Arabiya, le brigate fedeli al Raìs hanno sferrato un attacco contro la città e si contano sul terreno 16 morti. Il Raìs ha lanciato ieri un messaggio ai rivoltosi della Cirenaica. «Cessate la rivolta e disarmate i gruppi armati altrimenti rimarrete senza cibo», ha detto Gheddafi parlando ai suoi sostenitori a Tripoli, in occasione del 34esimo anniversario della nascita dei Comitati popolari in Libia. «Se non finisice la rivolta a Bengasi - ha affermato - la città rimarrà senza cibo, senza ospedali, senza servizi e la popolazione non potrà più vivere». E proprio nel giorno in cui il Colonnello celebra la ricorrenza della «Jamahiriya», a migliaia a Bengasi sono scesi in piazza per manifestare contro il regime e bruciare copie del «Libro verde». I manifestanti, oltre a dare alle fiamme copie del volume pubblicato nel 1977, hanno ridotto in cenere immagini della «guida della rivoluzione», come si è ancora ieri autodefinito il leader libico. E per una Ong sarebbero seimila dall'inizio della rivolta i morti in tutto il Paese arabo. Il portavoce dell'organizzazione, Ali Zerdan, ha rpecisato che 3.000 sarebbero «a Tripoli, 2.000 a Bengasi e 1.000 in altre città». Il bilancio, molto maggiore di quelli finora presentati, potrebbe anche essere superiore.

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