Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

L'ennesima promessa di Fini: se Fli perde lascio la politica

Gianfranco Fini

  • a
  • a
  • a

Gianfranco Fini giudica, traccia linee nette tra quello che un uomo politico deve e non deve fare, dispensa lezioni di diritto costituzionale. Però non accetta critiche al suo comportamento e lancia l'ennesima promessa: «Se Fli fallisce lascio la politica». Ieri sera a «Otto e mezzo» su La7 è andata in onda la terza tappa del suo tour tra tv e giornali (giovedì si era fatto intervistare da «Annozero», venerdì da «L'Espresso») durante la quale ha recitato il solito copione: schiaffi a Berlusconi e difesa del suo duplice ruolo di presidente della Camera e capo di un partito. Ruoli per i quali non vede alcuna incompatibilità. «Non credo che mi dimetterò perché non c'è alcun conflitto», ha risposto alla domanda di Lilli Gruber. «La terzietà del presidente della Camera – ha proseguito – va valutata come guida di Montecitorio quando rappresenta le istituzioni». Comunque, ha avvertito Fini, nessuno immagini di potermi sfiduciare con un raccolta di firme. «Chi è intenzionato a firmarlo – ha detto – sappia che è irricevibile». Diverso l'atteggiamento nei confronti di Berlusconi. Stavolta il presidente della Camera non chiede le sue dimissioni ma lo attacca sul caso Ruby. «Fli è una forza di centrodestra e sul tema della legalità ha uno dei suoi tratti distintivi – è il suo ragionamento – L'articolo 3 della Costituzione per noi è un pilastro: e chi sbaglia paga. Questa era una posizione di An e ora è la stessa posizione di Fli. Su questo con Berlusconi abbiamo una concezione diversa: lui pensa che essendo eletto dal popolo non può essere sottoposto al processo. Io penso che lui si debba difendere nel processo». Il presidente della Camera glissa invece quando gli viene chiesto come si comporterà Futuro e Libertà se verrà sollevato il conflitto di attribuzione proprio sul processo al premier: «Fli farà quello che ha fatto fino a qui, nella migliore tradizione della destra italiana». «Sul caso Ruby – ha proseguito – non ci sono precedenti. Sarà una decisione presa alla luce dei regolamenti. Sarà valutata dall'ufficio di presidenza e dalla giunta per il regolamento. E nel caso in cui venga sollevato il conflitto di attribuzione non ci sarà nessun conflitto istituzionale tra la mia figura istituzionale e il mio ruolo politico». Sull'accusa di Berlusconi di un patto tra lui e la magistratura il presidente della Camera se la cava con una battuta – «È risibile, andiamo avanti» – promuove a metà il processo breve – «Non mi preoccupa il principio contenuto nel processo breve che è sacrosanto ma mi scandalizza la norma retroattiva che il governo vuole inserirvi» – e apre, in parte, al ritorno dell'immunità: «È insopportabile una concezione della autorizzazione a procedere che garantisca impunità. Piuttosto stabiliamo che ci vuole una maggioranza di due terzi per respingere l'autorizzazione». Ma il Cavaliere è sempre nel mirino del presidente della Camera: «Berlusconi si rende conto benissimo che il governo non gode della fiducia della maggioranza degli italiani e cerca di esorcizzare questa situazione, sottolineando quanto sia amato. Se fosse certo del contrario andremmo a votare». E a proposito di possibili elezioni Fini lancia la sua ultima sfida: «Se fallisce il progetto del Fli lascio la politica. Ma sarebbero gli italiani a dirmi di andare a casa. In questa partita politica mi gioco tutto, ma ho fiducia nella capacità degli italiani di valutare la mia scommessa».

Dai blog