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Il Secolo d'Italia di nuovo a destra

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«Due diligence», «nuovo piano aziendale». Revisione dei conti e gestione delle criticità. Il Secolo d'Italia riparte. Mentre un gruppo di parlamentari finiani, tra i quali il coordinatore di Fli Roberto Menia, alcuni dipendenti e simpatizzanti del giornale occupano simbolicamente la redazione di via della Scrofa, il nuovo Cda (composto da Mario Landolfi, ex ministro delle Comunicazioni del governo Berlusconi III, Giuseppe Valentino, Alessio Butti e Ugo Lisi) si riunisce e decide il futuro dello storico quotidiano della destra missina. Le polemiche, tuttavia, non si placano. La contesa è tra gli ex colonnelli di An, adesso ministri ed esponenti di spicco del governo Berlusconi e della maggioranza, che non accettano che Il Secolo sia in mano ai finiani, e quanti - ex An a loro volta - sono adesso approdati a Futuro e Libertà. «Noi non siamo l'house organ di nessuno», ha ribadito nel suo editoriale di ieri la direttrice Flavia Perina. Il giornale ha dedicato quasi l'intera edizione del martedì alla «battaglia per la sopravvivenza». Il Secolo «è un grillo parlante enormemente scomodo, che ogni giorno, con la sua stessa esistenza in edicola parla alle coscienze del nostro mondo e ricorda una realtà che il "ministro della verità" berlusconiano vorrebbe cancellare», scrive la Perina. «Vogliono normalizzare un giornale libero e plurale», le fa eco Luciano Lanna. Il Cda va avanti. Sistemare i conti e dare nuovo slancio al Secolo, queste le priorità. I nuovi membri assicurano che non ci saranno tagli e licenziamenti all'interno della redazione. Anzi. L'obiettivo è vendere più copie e migliorare l'interattività del giornale con i suoi lettori, magari incentivando la versione on line e su iPad. Il cambio al vertice, inutile nasconderlo, probabilmente ci sarà. In molti pensano a Gennaro Malgieri, già direttore del Secolo dal 1994 al 1998. «Non si può essere giudicati due volte per lo stesso reato», scherza lui. Malgieri, in realtà, essendo deputato (del Pdl) non potrà diventare il vero direttore responsabile del quotidiano (come di fatto non lo è la Perina, anch'essa parlamentare) e potrebbe dettare la nuova linea politica del Secolo, cedendo la responsabilità a un caporedattore interno alla redazione. Resta da sciogliere il nodo Raisi. Il deputato finiano, prima membro del Cda, ha deciso di non partecipare ai lavori del nuovo direttivo. Se dovesse mantenere questa posizione, a sostituirlo quale membro della minoranza finiana, potrebbe essere Umberto Croppi. Intanto a via della Scrofa rimangono i manifesti lasciati dai simpatizzanti finiani: «Giu le mani dal Secolo», recitano. La nuova «battaglia» è fissata per martedì prossimo, quando è prevista una seconda riunione del Cda che potrebbe sancire definitivamente il cambio di rotta.

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