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Torna il grande riformatore

Il ministro della Giustizia Alfano con il premier Berlusconi

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S'è messo in testa di realizzare tutto il programma elettorale nelle prossime settimane. E andare anche oltre. Silvio Berlusconi sente che il tempo trascorre e certo non vuole passare alla storia come il "fidanzato di Ruby". O come quello che ebbe l'occasione e la gettò al vento. Si è imposto un regime di vita più morigerato e si concentra sull'azione di governo dopo un anno e mezzo di stagnazione. La parola d'ordine ora è "senza più indugi". Avanti con le riforme visto che ora è libero del fardello di Fini. Si torna persino a parlare di un ritocco all'articolo 114 della Costituzione, quello in cui si enuncia che «la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato». Verrebbero espunte le Province. Tornerà presto a parlare anche di lotta all'immigrazione visto che è preoccupato dalla situazione nella sponda Sud del Mediterraneo e pensa a come incentivare lo sviluppo. Intanto richiama la maggioranza alla delicata battaglia della prossima settimana: deve essere approvato il decreto Milleproroghe. All'improvviso anche nell'entourage del Cavaliere è tornata una sorta di ottimismo, quasi una lucida follia. Certo, tutto può precipitare. Magari appena comincerà il processo di Milano, il 6 aprile. Prima di allora il Cavaliere proverà a consolidare il consenso con la manifestazione del 26 marzo. Per quella data sogna di inondare Roma piuttosto di Milano, dove suonerebbe come una kermesse anti-giudici; vuole riprendersi piazza San Giovanni perché storicamente è l'agorà della sinistra e perché lì sfilò per la prima volta il "popolo delle libertà".   Il sorriso, sebbene celato, è tornato a campeggiare sulle labbra dei berlusconiani dopo l'incontro di due giorni fa con i vertici della Santa Sede. L'impressione che ha ricevuto il premier è che Bertone e Bagnasco lo considerino «più vittima che reo». Non è un'assoluzione ma un senatore molto vicino al Cav riassume in maniera efficace: «La Chiesa non digerisce che a dare sentenze di tipo morale siano i giudici terreni. Gli stessi poi che vorrebbero processare il Vaticano per pedofilia». Il premier ne ha comunque tratto un messaggio positivo, un'esortazione ad andare avanti sulla strada delle riforme. Per ora quelle costituzionali, più avanti anche quelle fiscali. La settimana prossima il Consiglio dei ministri potrebbe varare il pacchetto Giustizia. Dopo Berlusconi ha già in agenda un appuntamento: la convention dei Cristiano Riformatori guidati da Antonio Mazzocchi all'Ergife di Roma. In quella occasione potrebbe annunciare che il governo sta per varare una serie di aiuti fiscali alle famiglie. Se non è il quoziente. Si avvicina, va in quella direzione. E dovrebbe incontrare il favore dell'Udc. Casini rimane sulla difensiva (ma ha confermato il suo assenso alla reintroduzione dell'immunità parlamentare), Silvio è tornato a sentirsi con Lorenzo Cesa, più che mai preoccupato dall'esclusione dalle giunte locali. Si vedrà. Per ora si parla di Giustizia. Il presidente del Consiglio interviene telefonicamente a una manifestazione a Cosenza e conferma: «Noi ripresenteremo tutte le riforme della giustizia, le approveremo con una seduta straordinaria del Consiglio dei ministri nei prossimi giorni.   Il Parlamento le discuterà, le voteremo con la nostra maggioranza. Se necessario ci sarà un referendum e credo che tutti gli italiani vorranno una giustizia giusta». E ancora: «Da qui a breve vareremo la riforma della Giustizia nella quale ci sarà una diversa disciplina delle intercettazioni». Poi rivela che metterà mano anche alla Corte Costituzionale: «Saranno necessari i due terzi dei componenti per abrogare le leggi in modo da evitare che si ripetano le situazioni di oggi, quando il Parlamento discute una legge, la approva e se non piace ai magistrati di sinistra, la impugnano davanti alla Consulta che, essendo costituita in prevalenza da giudici che provengono dalla sinistra, la abroga anche se è una legge giusta e giustissima». «Io mi sono impegnato - insiste il capo del governo - per evitare il prevalere della sinistra attraverso l'arma giudiziaria. Dobbiamo resistere, continuare a governare con serenità rispondendo ai problemi che si presentano ogni giorno. La nostra maggioranza è solida. Abbiamo i numeri per andare avanti fino al termine naturale della legislatura - dice il presidente del Consiglio - Stiamo lavorando per la piena attuazione del Piano per il Sud, per le infrastrutture, e per tutte quelle riforme istituzionali».  

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