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L'Oscar attacca e dopo sette minuti «Annozero» perde 4 punti

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.Per se stesso e per mamma Rai. Ha intascato 250 mila euro per la ospitata sanremese, e molti hanno storto la bocca. Ma andiamo, Benigni s'è sgolato, ha sudato per 50 minuti e due secondi. E ha fruttato milioni a Viale Mazzini, in termini di pubblicità già incassata e da venire, visto che Sanremo è il picco del periodo di garanzia. Come il pifferaio magico, s'è portato appresso, con la lezione sull'Inno di Mameli, una media di 18.346.000 spettatori, pari al 63,02 di share. Ma vediamolo nel dettaglio l'Auditel del Premio Oscar. Appena entra in scena sul destriero bianco le platee nazionalpopolari fibrillano. Tac, il telecomando s'inchioda sul primo canale Rai. I 16 milioni e 900 mila spettatori già sintonizzati sul Festival dopo sette minuti diventano 19 milioni. L'imbonitore, il mattatore, il guitto azzanna alla gola il grintoso Santoro, che dalla porta accanto del secondo canale boccheggia subito. «Annozero» - secondo i dati forniti da Vidierre, laboratorio di monitoraggio sui media che ha confrontato minuto per minuto le due trasmissioni - scivola dal 14 per cento al 10 per cento di share. Un duello nel quale Michele chi? ha dovuto giocoforza soccombere. Sorte segnata, débacle pilotata, dice lui. Senza rassegnarsi che a sentire i suoi comizi siano stati 4 milioni e 250 mila spettatori, che gli hanno fruttato uno share di 14,13%. L'onore delle armi gli è arrivato anche dal «nemico» Roberto Castelli. «Ho fatto zapping, Benigni è stato un po' noioso, Santoro è sempre interessante», ha concesso il leghista ex ministro della Giustizia che siede spesso sugli spalti di «Annozero». Ma tant'è, il regista di «La vita è bella» ha conquistato l'Italia che cerca un ubi consistam del caos politico-istituzionale seguito agli affaire Montecarlo e Ruby. Che poi le ggente pensi soprattutto allo stipendio che non arriva a fine mese e non a quello che succede nella camera da letto del premier lo dimostra il climax dell'audience della Serata 150 anni. Avviene allorché l'attore paragona Garibaldi a Marchionne e i mutamenti politici alle migrazioni della Fiat. Ohibò, s'evoca il pragmatico supermanager canadese che va avanti come un panzer contro le Camusso dell'ultim'ora? Le casalinghe di Voghera drizzano le orecchie e fanno balzare i contatti a 19 milioni e 738 mila, con uno share che sfracella ogni temerario concorrente: 65.32%. Sono le 22,42, l'Italia sta ancora sveglia e si sveglia. Ma anche dopo le 23 Benigni impazza e tiene incollati su Raiuno oltre 17 milioni di telespettatori. Ovvero due su tre di quanti avevano la tv accesa. Addirittura, invertendo il naturale trend di discesa degli ascolti quando ha intonato l'inno di Mameli. Un rigurgito di patriottismo pilotato dallo scanzonato che una volta prendeva in braccio Baudo, allungava le mani sui genitali di Pippone (avvenne due anni fa, e gli spettatori furono poco più di sedici milioni), menava a centrodestra. Stavolta però il «piccolo diavolo» rispetta la par condicio. Cita due volte Berlusconi, idem Bersani. Idem pure Santoro, e chissà se Michele se l'è presa pure per questo. Invece, fiuta che è l'ora della Lega: «Bossi» gli esce dalla bocca sette volte, tra cui un amichevole «Umberto». Il Pd gli strappa una citazione, molto peggio di Ruby Rubacuori, evocata quattro volte. Ma insomma, il cuore di Benigni trasuda amor di patria. Pronuncia «Italia» 61 volte, «Mameli» 16, «Inno di Mameli» 14, «Risorgimento» 9. Così trionfa la terza serata del festival della canzone dedicata ai 150 anni dall'unità d'Italia. Nella prima parte ha riportato 15.398.000, con il 50,23% di share. Nella seconda, 7.529.000 telespettatori, 53,20%. Morandi non sta nella pelle, pardon, nella giacca coi lustrini. Il suo Sanremo ha registrato una media di 12.363.000 telespettatori con uno share del 50,90%. Il confronto con i programmi "concorrenti" della prima serata di giovedì è impietoso per il film "Match point", diretto da Woody Allen, in onda su Canale 5, che ha ottenuto una media di 1.177.000 telespettatori (4,05%). E questa sera c'è l'apoteosi della finale.

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