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"Momento difficile, ma sto con Silvio"

Umberto Bossi

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Il Senatur ha tranquillizzato Berlusconi: uscendo a tarda sera da Palazzo Grazioli: «È un momento difficile, ma sto con te, andiamo avanti per le riforme». Questo il concetto espresso, rassicurante per il premier e per la maggioranza di governo. Soprattutto dopo che, in modo palese, la sinistra ha tentato Bossi. Ma lui non cede alle lusinghe e va avanti per la sua strada. La Lega non ci sta. Non ne vuole sapere di inciuci e così torna a dimostrare la propria fedeltà a Berlusconi. E non poteva essere diversamente dato che il premier è, come ammettono in casa leghista, l'«unico che di fatto offre garanzie per portare a casa il federalismo». La strategia complottista dell'opposizione si dissolve come neve al sole. Tutto è iniziato ieri mattina quando la Padania, quotidiano di riferimento del Carroccio, ha pubblicato una lunga intervista rilasciata dal leader del Pd Pier Luigi Bersani. Una chiacchierata durante la quale il segretario Democratico ha strizzato l'occhio ai leghisti proponendo loro «un patto senza Berlusconi» dato che «il federalismo è troppo importante perché sia vittima dello scenario politico». In altre parole il Pd tende la mano al Carroccio nella speranza che i nordisti, ingolositi dalla possibilità di poter portare a casa il federalismo, pugnalino alle spalle Berlusconi facendo cadere il governo. E così ecco la promessa: «Impegno me e il mio partito - continua Bersani - a portare avanti il processo del federalismo dialogando con la Lega». Una sorta di specchietto per le allodole che però, oltre a non convincere la base del Pd che su Facebook ieri ha attaccato il proprio segretario («Bella strategia, fare il patto con il diavolo per cacciare Satana» è lo sfogo dell'internauta Mauro Minciotti), non trova nemmeno il plauso della Lega dove nessuno scommette sulla sponda dell'opposizione per approvare in via definitiva la riforma. Anzi. Ci scherzano sopra. In Transatlantico rivisitano qualche vecchia battuta e così, se fino a qualche tempo fa i parlamentari del Carroccio dicevano «siamo nati leghisti ma moriremo democristiani», ora ironizzano: «Moriremo comunisti». Da via Bellerio invece spiegano i retroscena che hanno portato alla pubblicazione di quella chiacchierata: «Umberto Bossi ha ospitato l'intervista di Bersani sulla Padania non per fare uno sgarbo al suo "amico" Silvio, ma solo per pungolarlo e per avere un contributo al confronto dialettico che stava rallentando sul tema del federalismo». Un modo per dire, riferiscono alcune fonti del partito: caro Silvio, ti sono sempre stato fedele, ma non tirare troppo la corda, non si può traccheggiare su un argomento che ci sta così a cuore, altrimenti il voto diventa una strada obbligata. Insomma, si tratterebbe di una sorta di avvertimento a non tradire il patto rinnovato all'ultimo vertice di Arcore. «Berlusconi - riferiscono le stesse fonti - si ricordi che ci deve il federalismo se vuole il nostro sostegno sulla giustizia». «Il nostro obiettivo è arrivare al federalismo, costi quel che costi, anche se un accordo con il Pd appare difficile», spiega un deputato "lumbard" che legge l'intervista di Bersani piuttosto come un avvertimento a Silvio Berlusconi a stringere i tempi per allargare la maggioranza. Chiaro il riferimento alle parole del ministro Roberto Calderoli che lunedì ha corretto il premier, alzando a 330 deputati l'asticella della maggioranza necessaria per la prosecuzione della legislatura, contro i 325 indicati dal Cavaliere. Qualche altro deputato invece è certo che «il più contento dell'intervista a Bersani sia Maroni». Nel Carroccio, infatti il ministro dell'Interno è il più sensibile alle sirene della sinistra; e nelle scorse settimane proprio Maroni si è detto scettico sulla durata dell'attuale legislatura al fianco di Berlusconi. Una difformità di pensiero tra il responsabile della Semplificazione e quello dell'Interno che qualche parlamentare imputa a una sorta di rivalità tra i due ma che altri invece leggono come strategia per permettere a Calderoli di smarcarsi per registrare le reazioni del Pdl nel Palazzo. Reazioni che non si sono fatte attendere tanto che è proprio il presidente della Bicamerale sul Federalismo Enrico La Loggia a scendere in campo: «Il Pd vuole contribuire con noi a portare a buon termine la riforma federalista? Bene! La sede in cui dimostrare questa buona volontà è la commissione da me presieduta. In quest'ambito sarà possibile verificare il senso di responsabilità del partito di Bersani e, soprattutto, che i prossimi voti del Pd non soffrano del condizionamento di fattori esterni al merito delle questioni».

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