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Guerra tra bande alla corte di Fini

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Italo Bocchino

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Una guerra totale, in cui ognuno gioca la sua partita per guadagnare uno strapuntino. La mossa di Fini e Bocchino domenica di far uscire sulle agenzie l'organigramma di Futuro e Libertà all'insaputa di Viespoli e degli altri senatori che in quel momento erano in aereo di ritorno da Milano ha squassato ancora di più Fli. Fini per il momento è riuscito a rinviare di un giorno il confronto tra i senatori «dissidenti», guadagnando altre 24 ore per una mediazione comunque difficilissima. Perché il gruppo di palazzo Madama non ha alcuna intenzione di accettare che il partito venga dato in mano ai falchi. Così come Adolfo Urso non è per nulla intenzionato ad accontentarsi del ruolo di portavoce. I vincenti. È tutto il gruppo di Italo Bocchino al quale Gianfranco Fini ha dato carta bianca sul partito. Con lui c'è Roberto Menia, diventato il numero due con l'incarico di coordinatore nazionale. È la coppia di cui il presidente della Camera in questo momento si fida ciecamente. Poi c'è Fabio Granata, probabile vicecapogruppo, e Chiara Moroni l'organizzatrice della convention di Milano che ha suscitato parecchie critiche tra i finiani per le spese eccessive e per la scelta di una sede troppo grande per gli effettivi partecipanti. Gli sconfitti. Adolfo Urso su tutti. E poi Andrea Ronchi. L'ex viceministro ha minacciato fuoco e fiamme, ha rifiutato il ruolo di portavoce, ha messo sul piatto anche l'ipotesi di andarsene. E ieri ha «sparato» il primo colpo: la sua Fondazione FareFuturo, con una mail molto asettica, ha di fatto comunicato a Bocchino & co. che devono lasciare gli uffici che hanno occupato in questi mesi in via del Seminario. Tra un paio di giorni sarà pronta la nuova sede del partito, in via Poli, e lì dovranno andare. «Cari Amici – scrive FareFuturo – con la nascita di Futuro e Libertà per l'Italia e dei suoi organismi dirigenti, si conclude l'esperienza del Comitato Promotore che abbiamo ospitato nella nostra sede. La Fondazione Farefuturo riprende quindi a pieno ritmo la sua funzione originaria di elaborazione culturale e politica che tanto ha contribuito alla realizzazione di una destra davvero laica, riformista, liberal, aperta e innovativa. La sede torna a essere pienamente operativa per l'attività dei soci, con un programma intenso di attività, seminari, corsi, pubblicazioni». Ma Urso da solo sa di non avere molto potere e così aspetta le mosse dei senatori. I dissidenti. Il gruppo di palazzo Madama, con a testa Pasquale Viespoli è stato di fatto esautorato dagli incarichi dentro Fli. Ieri doveva esserci un vertice che è stato rimandato ad oggi. Ma nonostante i senatori siano molto arrabbiati con Fini è difficile che qualcuno decida di riapprodare nel campo del Pdl. Piuttosto sceglieranno di giocarsi la partita nelle prossime assemblee per nominare i coordinatori sul territorio. In fuga. Luca Barbareschi è ormai pronto all'addio. Non condivide la linea di Fini, a Milano si è fatto vedere solo il primo giorno e ieri ha rilasciato una dichiarazione assai poco conciliante: «Bocchino una giusta scelta? Secondo Fini lo è. Io non la condivido. Fini ha fatto la sua squadra: il Fli se continua a scegliere persone sbagliate farà la fine del Psi». FareFuturoweb lo ha ripagato con toni altrettanto duri: «È ridicolo vedere Barbareschi che fa il "sostenuto" circa Fli, per carità sarà anche intelligente e preparato, ma ci risparmi queste pagliacciate, se vuol cambiare aria lo faccia, ma non dimentichi che è lui che deve tutto, politicamente parlando, a Fini e al popolo di Fli e non viceversa».

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