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Silvio avverte i suoi

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Silvio Berlusconi

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Il messaggio è chiaro: io lavoro, quelli parlano. Oppure: io voglio fare le cose che servono al Paese, quelli si mettono a guardarmi dal buco della serratura. O ancora: voglio tagliare le tasse e fare le riforme e le inventano tutte per bloccarmi. Di buon mattino in un'assolata domenica, Silvio Berlusconi diffonde un nuovo audiomessaggio per i Promotori della Libertà, oramai la sua forma preferita di comunicazione. E non a caso il messaggio è diviso in due parti sostanziali. Come se volesse avvertire i suoi di nuove rivelazioni in arrivo. Spiega un berlusconiano: «Sono in arrivo almeno altre quattrocento pagine di intercettazioni. Nulla di penalmente rilevante, altro sputtanamento». Di cosa si tratta? I vertici del Pdl si attendono altre conversazioni tra le ragazze di via dell'Olgettina che parlano tra loro, raccontano non fatti che hanno visto o di cui sono state protagoniste. Ma narrano di Ruby e dipingono quello del Cavaliere come un sostanziale intervento di salvataggio per la ragazza marocchina. Comunque sia, basta attendere qualche ora per sapere. Quel che è certo è che il premier diffonde un messaggio e premette ricordando gli accadimenti della settimana appena conclusa. Si compiace che la maggioranza abbia tenuto: «Il Parlamento ha respinto, in una sola giornata, con una maggioranza ampia e qualificata, la richiesta della procura di Milano di perquisire gli uffici della segreteria politica di un parlamentare, un certo Silvio Berlusconi, sempre lui, mentre il governo ha fatto un ulteriore passo in avanti nell'approvazione del federalismo fiscale, approvazione che completeremo in Parlamento nel pieno rispetto delle procedure previste dalla stessa legge di riforma (e delle indicazioni del Capo dello Stato)». Questa parentesi, inoltre, compare nel testo scritto diffuso dai Promotori delle Libertà ma non nell'audio letto dalla voce del Cavaliere. Il Capo del governo poi annuncia: «Mercoledì prossimo terremo un Consiglio dei ministri, in seduta straordinaria, per il varo di importanti provvedimenti in materia di sviluppo economico». C'è poi il capitolo Fini: «Purtroppo, inaspettatamente, si è verificata nella maggioranza la diaspora del Fli - dice il Cavaliere - Il paradosso è che il germe della divisione è stato inoculato all'interno del Popolo della Libertà da uno dei fondatori del nuovo partito, l'onorevole Fini, eletto, proprio con il voto della maggioranza, a presidente della Camera. Così uno stillicidio di polemiche, di critiche e di distinguo pressoché quotidiani ha finito per offuscare i meriti dell'azione del nostro governo e alla fine ha condotto alla nascita di un nuovo gruppo parlamentare e di un nuovo partito, passato all'opposizione in alleanza con la sinistra tradendo il voto degli elettori e consegnandosi ad un futuro di consensi, valutato dagli esperti all'1,6%». Berlusconi ci tiene poi a sottolineare come «nonostante questa scissione, che ha diminuito logicamente i numeri della nostra maggioranza, negli ultimi 2 mesi il nostro governo si è presentato per ben 8 volte consecutive di fronte al Parlamento che ci ha confermato sempre la sua fiducia. Al contrario l'opposizione, mentre il governo si è consolidato e si è rafforzato, l'opposizione si è sgretolata, si è divisa, si è indebolita, ma continua a cercare di intralciare l'azione del governo e a chiedere le nostre dimissioni ed elezioni anticipate». Ribadisce che il voto sarebbe «un danno per il nostro Paese». Invece c'è «bisogno di stabilità, di governabilità cioè di un governo capace di governare e di realizzare le riforme che sono necessarie». Chiarisce anche che se si andasse al voto «a questo governo non vi sono alternative» e «ad un nuovo governo si ripresenterebbero gli stessi problemi di oggi, per di più aggravati da una lunga e feroce campagna elettorale». Dunque, il premier vuole andare avanti: «Abbiamo quindi il dovere di continuare a governare qui e ora. Non ci faremo distogliere dalle polemiche e non ci faremo intimidire da un'opposizione che continua a perseguire il tanto peggio tanto meglio. Sono sicuro che i cittadini hanno ben chiaro chi è che lavora per il bene dell'Italia e chi invece fa il contrario». Fini, da par suo, non digerisce quell'1,6%. E va all'attacco. Afferma che la visione «muscolare» di Berlusconi rende impossibile «riforme condivise e obiettivi comuni». Poi ironizza sul fatto che i consensi di Fli sono allo 0,01%. Infine, affonda anche lui il colpo: Berlusconi ha bisogno di un «nemico» contro cui «scagliare i suoi anatemi», ma chi non capisce che c'è necessità di dialogo anche nel sistema bipolare è un «analfabeta della politica». Il problema, attacca, «è l'assenza di una identità politica» del Pdl. La battaglia è solo ricominciata.

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